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Rassegna Stampa

Castellacci: “Grande preoccupazione tra i medici. Perplessità sulla volontà di ripartire”

Enrico Castellacci

L’ex medico della Nazionale parla dei dubbi dei colleghi dei club per la ripartenza del calcio italiano: “In Germania…”

Il Governo non ha messo in sicurezza la ripartenza del calcio ma di sicuro ha ottenuto un altro “successo storico” dopo quello di aver messo d’accordo Lega di Serie A e Aic: ha scatenato la rivolta dei medici del calcio. Che, in seguito alle deliberazioni del Comitato tecnico scientifico, vengono indicati come la pietra angolare delle responsabilità pur senza essere mai stati invitati al tavolo delle trattative. Che, poi, ci fosse un buco grosso come una casa lo si era già capito con le dimissioni di Rodolfo Tavana, medico del Torino e rappresentante indicato dalla Lega di A, e con l’errore della Figc di non nominare nel proprio comitato un rappresentante “ufficiale” che unisse le istanze di una categoria fondamentale, ma variegata e non ancora rappresentata a livello federale. Così scrive Tuttosport.

RESPONSABILITA’. Parla così il professor Enrico Castellaci, presidente dell’Associazione medici italiani di calcio (Lamica): «Inutile negarlo: c’è grande preoccupazione. Abbiamo già allertato i legali della nostra associazione perché facciano le loro osservazioni dopo aver letto i protocolli. Il medico del calcio è l’anello debole della catena, l’unico che non ha un contratto depositato in Lega. Ho già ricevuto molte lettere di colleghi dalla Serie B che minacciano le loro dimissioni in caso non venisse rivista la questione della responsabilità, che diventa una responsabilità penale. I club si devono assumere le loro responsabilità: noi non possiamo essere gli unici responsabili. Senza scordare che serve un’altra figura, come il medico competente, per i dipendenti non calciatori». 

VOGLIA DI RIPARTIRE? Il Governo scarica la responsabilità su altri? «E’ evidente che sia così. E i medici non le rifiutano, ma questa semplificazione diventa grossolana, soprattutto perché la categoria non è stata rappresentata al tavolo nonostante siano i più esperti». La sensazione è che il ministro dello sport non abbia la forza, o il coraggio, per bloccare il campionato ma che non faccia nulla per facilitarne la ripartenza, anzi… «Certo, la quarantena determina un grosso handicap. Soprattutto dopo che iniziano le trasferte il pericolo di contaminazione è più alta: basta un solo giocatore e si blocca il campionato. Questo crea delle perplessità non indifferenti sulla vera volontà di ripartire, ci facciano capire se ne hanno voglia. Senza dimenticare un altro aspetto fondamentale relativo ai calciatori. Che non ci sono solo quelli di A e B, ma anche quelli di C e i dilettanti: anche se non ci sarà il campionato dovranno potersi allenare. Un atleta non può stare fermo così a lungo senza avere conseguenze successive. Anche in questo caso i protocolli devono poter essere onorati». 

MODELLO TEDESCO. Il protocollo migliore da adottare? «Quello della Bundesliga, senza dubbio: l’unico che evidenzi una reale volontà di ripartire. Isolamento di eventuali contagiati e tamponi agli altri». 

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