Pur non tramutandosi in un fenomeno, il capitano viola ha letteralmente svoltato in questa prima metà di stagione. Anche nei giudizi dell’opinione pubblica
Tutto attorno a Cristiano Biraghi sembra essersi capovolto in questa nuova stagione. Il terzino gigliato fino allo scorso campionato era spesso il capro espiatorio di tutti i mali della Fiorentina: Firenze si era trovato un nuovo ‘nemico’, come già in passato era successo più volte. Non che il classe 1992 aiutasse con le sue prestazioni, troppo spesso scialbe e piene di imprecisioni, sia palla al piede che in fase di non possesso.
L’INTERVISTA E LA FASCIA. Oggi invece la Curva Fiesole arriva a cantargli un coro dedicato e la lista dei detrattori si è assottigliata significativamente. Ci sono alcuni punti chiave per comprendere cosa sia mutato dentro e intorno al capitano viola. La prima svolta arriva dal ritiro di Moena: il 29 luglio Biraghi rilascia un’intervista che lascia il segno. A una domanda sulle tante critiche che riceve a Firenze, infatti, Cristiano risponde così: “È un discorso che va avanti da anni. Per tanti tifosi e per tanti di voi io sono il cane da bastonare, questo non mi crea problemi: meglio io che un compagno che ne soffre”.
E poi aggiunge: “Tante volte sono stato giudicato in maniera sbagliata. Anche quando le cose andavano bene sono stato tirato in mezzo. Per me non è un problema […]. Quello che conta è la Fiorentina, che non merita la classifica degli ultimi anni. Io sono sempre stato sincero con la società: per me la Fiorentina è un punto d’arrivo. Qualche offerta ce l’ho avuta, ma sono stato in società e ho detto di declinare tutto perché non mi muovo”. L’umanità di tali dichiarazioni e l’attaccamento dimostrato alla maglia fanno colpo sull’opinione pubblica, e non solo. Poche settimane dopo, infatti, Italiano annuncia che sarà lui il capitano della Fiorentina. Una scelta che responsabilizza l’uomo Biraghi.
IL RIGORE. Lo si capisce fin dalle prime partite quanto sia coinvolto e quanto senta la responsabilità della fascia, quella fascia indossata dal suo compagno scomparso Davide Astori. Biraghi si comporta in campo da vero leader, ma per capire che il ruolo gli si cuce bene addosso bisogna attendere il 24 ottobre, data della sfida casalinga col Cagliari. Nel pieno del caso Vlahovic dopo l’annuncio di Commisso sul mancato rinnovo del serbo, venendo da una brutta sconfitta a Venezia, il gruppo viola rischia di venire travolto polverone che si è alzato.
Il Var assegna un rigore alla Fiorentina, ma Vlahovic è stato fischiato da larghi tratti della Fiesole e non è nelle condizioni migliori per battere il penalty proprio sotto il cuore del tifo gigliato. Ci pensa proprio Biraghi a prendersi la responsabilità di calciare un rigore che pesa molto più di quanto sembrerebbe. La realizzazione di quel rigore con il saluto al Capitano come esultanza, la responsabilità che si prende in quell’atto, non passa inosservata. E così la Curva Fiesole gli dedica un coro, cantatogli più volte in quell’occasione. Magari non tutti apprezzano ancora il giocatore, ma ne riconoscono le doti umane, imprescindibili per un capitano della Fiorentina.
IL LATO TECNICO. E per quanto riguarda quelle prettamente sportive? Essendo un giocatore di sistema e non dotato di straordinarie abilità tecniche, se il sistema funziona bene anche lui ne trae grande giovamento. Viceversa, se la squadra non gira anche l’ex Inter ne risente. Ecco che, oltre alle responsabilità della fascia da capitano, Biraghi è cresciuto con il crescere di tutta la squadra, beneficiando del calcio di Italiano.
Il paradosso è che l’anno scorso l’ex Pescara e Inter servì ben 7 assist in campionato, oltre a realizzare un gol. Quest’anno, in cui tutto gira alla grande e le critiche sono quasi scomparse, è fermo a quota zero assist in Serie A, a fronte però di due reti (splendida la punizione contro il Bologna). Ma i numeri non dicono tutto.
Pur restante qualche incertezza difensiva di troppo, pur non essendosi certamente tramutato in un fenomeno, il Biraghi di quest’anno è più costante nel rendimento di quanto non lo sia mai stato in carriera. L’impressione è che a 29 anni il ragazzo sia arrivato alla piena maturazione, sia tecnica che soprattutto mentale. Cristiano si trova a suo agio nel sistema di gioco di Italiano e probabilmente nel girone di ritorno gli assist arriveranno. Sebbene Terzic abbia trovato un po’ di spazio nelle ultime uscite, complice la Coppa Italia e un’espulsione contro il Sassuolo che definire eccessiva pare un eufemismo, sarà difficile per il serbo scalzare il posto da titolare del capitano. Chi avrebbe pensato a uno sviluppo del genere per quello che era il “cane da bastonare”?
Di
Marco Zanini