Una settimana utile per lavorare su vari aspetti. Perché va bene Pairetto, il Var e il gol subito al 94′, ma che più di qualcosa non sia funzionato a dovere contro l’Atalanta è evidente. Ed è chiaro anche a Pioli e alla squadra. Da salvare la tenacia, la grinta, l’unione del gruppo e la voglia di resistere fino alla fine, di fare risultato. Ma poi a livello di movimenti, di reparti, ma anche di qualità e moduli, c’è ancora da lavorare. Ed è inevitabile che sia così, per una squadra che gioca insieme da un mese scarso.
Nella settimana con tre impegni ravvicinati, Pioli ha cercato di mantenere un’ossatura precisa, per guadagnare sicurezza nei meccanismi e trovare qualche certezza in più. Il tutto a scapito di un po’ di brillantezza negli ultimi 20-30 minuti contro l’Atalanta. Il modulo base è rimasto sempre il 4-2-3-1, ma in varie fasi delle partite la Fiorentina è andata in difficoltà. E non sempre ha saputo creare con continuità nitide occasioni da gol. Specie per Simeone, prima punta che dovrebbe essere il principale finalizzatore del gioco. Il Cholito corre e rincorre, si sbatte, ma è poco servito: solo 12 tiri in porta e appena 4 nello specchio in sei partite, ai livelli di Galabinov, Rohden, Cataldi, Palacio, Borini, Tumminello. Chiesa, ad esempio, ha trovato fin qui 9 volte lo specchio, Ilicic e Gomez 10, Verdi 12, per non parlare dei top-bomber di Serie A.
Insomma, serve trovare anche una strategia di squadra migliore per agevolare il numero 9 viola. Saponara spinge per il rientro e potrebbe essere un appoggio importante come trequartista, ma anche trovare una collocazione migliore per Benassi potrebbe portare a qualcosa di diverso. Pioli quindi lavora tra certezze e novità, in un gruppo che deve ancora assorbire e assumere una sua fisionomia. Sarà quindi una settimana importante al centro sportivo, quella che porta al Verona.
Perché la sfida contro il Chievo rappresenta un altro snodo di questo inizio stagione, alla vigilia della seconda sosta per le Nazionali. La Fiorentina è rimasta nella parte destra di classifica, a 7 punti: chiaro che una vittoria darebbe un altro morale in vista di un calendario sulla carta non proibitivo. Chievo a Verona, poi il 15 ottobre Udinese in casa, il 22 trasferta a Benevento, il 25 il Torino al Franchi e il 29 a Crotone. Un ottobre con lo scontro diretto con i granata e quattro sfide alla portata. Non certo facili, da giocare, ma gare in cui la Fiorentina può partire favorita. Come contro Verona e Bologna.
Pesa ancora, nello spogliatoio, l’1-1 contro l’Atalanta. Pesano i punti persi, così come quelli contro la Samp e la sconfitta di misura a Torino. Quindi andare alla sosta con tre punti a Verona sarebbe vitale, per morale e classifica. Intanto, lo staff viola analizza il momento e studia i punti su cui lavorare. Pioli ha sottolineato anche un altro aspetto: i subentrati non riescono spesso ad incidere. “Chi entra dalla panchina deve essere pronto, non contano i minuti che si giocano ma la qualità con cui si gioca”, aveva ammonito il tecnico prima dell’Atalanta. E invece ancora una volta i cambi non sono stati decisivi: Babacar ha corso molto, pressato ma poi ha fallito la più ghiotta occasione per chiudere ogni discorso (al di là di arbitro e Var), Eysseric ha dato poca qualità. A Torino Sanchez era entrato molto sotto ritmo, e Gaspar pronti-via si era ritrovato a (non) marcare Mandzukic sul gol decisivo. Anche dalla panchina, quindi, serve qualcosa in più.
Di
Marco Pecorini