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Quando il calcio passa in secondo piano. E si pensa solo al risparmio, senza qualità

‘Qualità senza risparmio, o risparmio senza qualità?’ recitava un noto spot di qualche anno fa. Già perché se non vuoi ritrovarti ad avere la tua maglia preferita scolorita o danneggiata è meglio utilizzare prodotti buoni, spendendo qualcosa di più, piuttosto che ritrovarsi a risparmiare uno oggi per rimettercene due domani. Nel calcio è un po’ così. E, da quando si è palesato il fantasma del buco di bilancio, alla Fiorentina è accaduto proprio questo.

Quando passi un’estate intera a cercare di rientrare con i conti, senza pensare troppo al calcio ma solo ai bilanci, situazioni come quella che sta accadendo alla Fiorentina diventano presto realtà. I più acerrimi detrattori della famiglia Della Valle faranno notare come questa politica, in realtà, sia in essere ormai da qualche sessione di mercato. Il famoso autofinanziamento, che mai è stato dichiarato tale a parole, ma che nei fatti più volte è stato perseguito, ha portato a tutto ciò. Ma se fino a qualche tempo fa la turnazione tra chi usciva e chi entrava aveva comunque portato a non rimpiangere troppo chi lasciava la Fiorentina, adesso è fin troppo evidente che chi entra non è in grado di reggere le ambizioni di città e società stessa. Perché nessuno, da Andrea Della Valle in giù, ha mai ridimensionato i propri obiettivi sportivi. A parole. Ovviamente. Nei fatti questo sta già accadendo da tempo.

Contano solamente i bilanci, i conti, gli ingaggi, ed il fair play finanziario. Peccato che i modi per eluderlo li abbiano trovati un po’ tutti. Dall’Inter, al Milan, che però in Europa non ci vanno o fanno figuracce. Come se la Fiorentina avesse alzato al cielo l’Europa League per quattro anni di fila, o come se vincere contro i Guingamp, i Dnipro, gli Esbjerg o chissà chi potessero giustificare tale gestione societaria. In attesa dello stadio. Nel mentre la Roma ha smobilitato mezzo mondo politico per mettere in pratica il proprio progetto stadio. Qui a Firenze, ancora, non si è capito dove mandare la Mercafir. 

Nel frattempo di calcio se ne parla poco se non niente. Lana, seta, ingaggi, costi. Da Corvino a Cognigni non si è parlato di altro dalla scorsa estate. Il tutto dopo un gennaio 2016 da incubo, che però non ha insegnato un bel niente se non a cedere Zarate perché prendeva troppo di ingaggio. Tutto è cambiato. Ma nulla in realtà è cambiato davvero. In pieno stile gattopardesco. Come se sostituire Alonso, e non certo Maldini, con Maxi Olivera e Milic fosse quasi normale. Come se avere in mezzo al campo giocatori con il mal di pancia cronico fosse normale. Come se avere un capitano in scadenza di contratto ed in rottura totale con la dirigenza fosse normale. Il tutto, ovviamente, per un discorso di soldi ed ingaggi.

Intanto lo stadio si svuota. E pensare che in C2 c’erano 35-40 mila persone fisse per vedere Gubbio e Aglianese. Mentre adesso la passione va via via scemando sempre più. Contestazione? Forse quella di ieri non si può chiamare neanche tale. Molto dipenderà dal risultato di lunedì. In caso di sconfitta la situazione si farà sicuramente molto più accesa.

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