
Su La Nazione si parla degli stadi di proprietà in Italia, sui tempi di realizzazione e su quanto incidano le infrastrutture sui bilanci dei club
In Italia solo cinque società gestiscono la proprietà diretta dello stadio (Juventus, Atalanta, Sassuolo, Udinese e Frosinone) e il più produttivo di questi salvadanai aziendali – lo Juventus Stadium – negli ultimi 9 anni ha inciso in media per il 13 per cento sul bilancio. I meccanismi finanziari virtuosi per lo stracitato «salto di qualità» dunque sono soprattutto altri. Ma siccome molte nuove proprietà considerano vitale la costruzione di impianti moderni e all’altezza, il sospetto è che un po’ di ragione ce l’abbiano. Ma il è sistema intero che non funziona e ognuno pensa per sé. Manca una visione d’insieme, la burocrazia stoppa, il tempo passa. Anche se conta ancora la capacità di saper fare calcio: se a Bergamo insieme ai risultati arrivano da anni bilanci positivi (quasi una media di 30 milioni a stagione) la ristrutturazione dello stadio c’entra poco, scrive La Nazione.
TEMPI LUNGHI, ALTRO CHE FAST. Lunga premessa per arrivare alla Fiorentina e a Commisso, sbarcato con il suo noto fast-fast-fast, come se prima di comprare la Fiorentina non si fosse informato sui precedenti che hanno complicato la vita di chi ce l’ha fatta come la Juve (14 anni per completare l’iter per abbattere e ricostruire il Delle Alpi), Atalanta (9 anni), Udinese (6 anni), Sassuolo (3 anni). La proprietà della Fiorentina, dunque, si è imbarcata in una battaglia senza esclusione di colpi, né di colpe: la burocrazia (quella non manca mai), la politica, l’immobilismo, l’Italia Paese arretrato, eccetera. Ammainato a un passo dalla conclusione il percorso Mercafir – anche lì altre accuse e parole dure – Commisso si è lanciato verso la ricerca di altre soluzioni concentrandosi, poi, sull’area di Campi. Ma davvero l’obiettivo sarà quello di traslocare lì? Oppure la strategia molto Usa di aumentare la concorrenza fa parte di un piano?
CENTRO SPORTIVO. Eppure lo stadio è un’idea centrale per la nuova proprietà, insieme a quella – legittima e finalmente strategica – del nuovo centro sportivo che nascerà a Bagno a Ripoli. La politica che ostacola, la Soprintendenza che stoppa, la lentezza dell’Italia, l’impossibilità di investire, il caos normativo, sempre questi concetti ritornano negli sfoghi di Rocco.

Di
Redazione LaViola.it