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Rassegna Stampa

Calciatori all’esame del piano sanitario, tra dubbi e voglia di ripartire

Tommasi - AIC

Test e preoccupazione da parte di chi ha contratto il Coronavirus. Oggi riunione con l’Aic per spiegare nel dettaglio il protocollo degli allenamenti

LAic oggi analizzerà il protocollo elaborato dalla Commissione Medico Scientifica Federale nel corso di un consiglio direttivo appositamente convocato. E’ chiaro che in questo momento di grande incertezza sulla ripartenza della Serie B e soprattutto della Serie C, le direttive interessano soprattutto i rappresentanti della Serie A. Perché è la massima categoria la prima che prenderà il via. Lo vogliono i calciatori che hanno interesse (dal punto di vista economico) a non prolungare oltre il periodo di inattività. La conferma ieri è arrivata da Castrovilli, Acerbi e dai giocatori della Roma. Se la stagione si concluderà sarà più facile discutere al ribasso dei tagli agli stipendi e pensare in maniera concreta a un fondo che possa aiutare soprattutto le categorie inferiori, un’idea che Tommasi e i suoi uomini hanno messo sul tavolo già da settimane, scrive il Corriere dello Sport.

PROTOCOLLO SICUREZZA. Collegato oggi ci sarà il professor Walter Della Frera che è il medico nominato dall’Aic all’interno della Commissione Medico Scientifica Federale: toccherà a lui spiegare nei dettagli il protocollo, gli esami che toccheranno a coloro che non sono entrati in contatto con il virus e a quelli che invece sono risultati positivi (sono i più preoccupati di giocare spesso e a certe temperature dopo la malattia e l’inattività). Si parlerà però anche di come cambieranno le abitudini sia in campo (almeno nella prima settimana) sia fuori (durante il ritiro). Alcuni giocatori credono che rispettare tutte le condizioni sarà impegnativo e non facile. Soprattutto ritengono che sarà complicata la fase di ripartenza con gli esami e con l’utilizzo di hotel per quelle squadre che non hanno un centro sportivo attrezzato.

MAXI RITIRO. La prospettiva di passare 2-3 settimane lontani dalle famiglie (ma potrebbero essere anche più rispetto a quelle ipotizzate nel protocollo) non esalta nessuno e, dopo la reclusione dell’ultimo periodo in casa, viene considerata un peso notevole, ma anche i calciatori capiscono che un altro modo non c’è: entrare e uscire dai rispettivi centri di allenamento ogni giorno è impensabile. 

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