Le dichiarazioni dell’ex centrocampista viola sul problema dei giovani in Italia
L’ex Fiorentina, Cristian Brocchi ha parlato a La Nazione e si è soffermato sulla situazione del calcio italiano: “Mi sono stancato di sentire dire che in Italia non abbiamo più talenti, che la Nazionale non riesce più a tirare fuori giocatori di un certo tipo. Quando in finale di Coppa Italia giocano solo tre dei nostri, certamente c’è un problema. Anche al Milan, che ha sempre avuto uno zoccolo duro di italiani, sono quasi tutti stranieri. Penso che sia il sistema a essere sbagliato, non è vero che noi non abbiamo più talenti”.
PROBLEMI. “Se nei settori giovanili diamo i premi ai direttori sportivi o agli allenatori per vincere i campionati c’è già un errore di fondo. Siano aboliti, o concessi solo se si portano ragazzi dai settori giovanili nelle prime squadre. Tutti gli allenatori, dall’Under 8 all’Under 17, dovrebbero guadagnare la stessa cifra. Dovremmo incominciare a specializzare i tecnici dei ragazzi. A Coverciano si pensi a distinguere il patentino per i settori giovanili da quello per le prime squadre”.
ESPERIENZA PERSONALE. “Ho avuto la fortuna di trovare al Milan Filippo Galli, Stefano Baldini, Aldo Dolcetti, persone che hanno fatto qualcosa di veramente grande andando in giro per l’Europa a studiare i settori giovanili, quelli che sfornavano tanti talenti. In Italia ci si scontra con realtà che vedono direttori e allenatori unicamente focalizzati sul risultato. Quasi nessuno che dica invece “ho due o tre talenti che possiamo portare in Primavera, o in prima squadra”.
CONSEGUENZE. “Si fanno giocare solo i ragazzi fisicamente più forti perché devi vincere le partite e arrivare più avanti possibile in classifica. Ma così si snatura tutto. Ai miei tempi c’erano, per esempio, i Giovanissimi A e quelli B. C’era una gradualità nell’accompagnare la crescita in campo, una logica”.
RAGAZZI DI OGGI. “Che i ragazzi di oggi siano diversi da quelli che eravamo noi è assolutamente vero, è difficile vederli giocare nei parchi, nei cortili a scuola, negli oratori. Ma torniamo sempre lì: perché non si investe in strutture, per riuscire a farli allenare una volta in più a settimana? Le istituzioni del calcio comincino a imporre ai club una percentuale di spesa complessiva, magari il 10%, a favore delle giovanili. Oggi invece si lasciano libere le squadre di sprecare risorse per giocatori spesso inutili”.
Di
Redazione LaViola.it