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Da Borja a Vargas. Quando espugnare San Siro sponda Milan divenne normale. Montella ci riprova

Montella a San Siro ha ottimi ricordi da tecnico della Fiorentina. Vincere contro il Milan divenne normale quando era a Firenze. E adesso ci riprova

Con Vincenzo Montella in panchina, andare a vincere a San Siro sponda Milan, era diventato quasi normale. Ci riuscì al primo anno, nel 2012-13, quando Borja Valero, Aquilani ed El Hamdaoui mandarono in estasi il popolo viola per un 1-3 che portò la squadra ad essere accolta da centinaia di tifosi alla Stazione di Santa Maria Novella al ritorno da San Siro. L’anno dopo fu 0-2, con reti di Vargas e ancora Borja Valero. Mentre al terzo anno fu 1-1 con rete di Josip Ilicic e gesto polemico della paperella nell’esultanza che contribuì ad incrinare in modo semi definitivo il rapporto tra lo sloveno e la tifoseria gigliata.

Tre gare, due vittorie e un pareggio. Tanto che uscire da San Siro imbattuti era diventato quasi normale per una Fiorentina che con Montella in panchina, Pradé e Macia a fare mercato, e una proprietà intenzionata a fare un nuovo salto di qualità, mise dietro nelle gerarchie italiane un Milan alla fine dell’era Berlusconi. Il resto è storia recente. Anche Pioli è riuscito a vincere contro il Milan grazie a Chiesa l’anno scorso, a dir la verità, ma questa fu più un’eccezione. E adesso Montella ci vuol riprovare. L’obiettivo di riprendere quel percorso, per provare a vincere qualcosa a Firenze, da dove lo aveva lasciato, è evidente. Prima c’è tuttavia da buttarsi definitivamente alle spalle il tragico scorso finale di stagione. E finalmente, contro la Samp, è arrivata la prima gioia.

Ora serve bissare il risultato del Franchi. E iniziare davvero la risalita. Di fronte un Milan in condizioni pessime. Ambiente caldissimo dopo un altro ko, tecnico in bilico, società in discussione, e una gara da dentro o fuori. Arma a doppio taglio, questa, per la Fiorentina. Perché se da un lato c’è la possibilità di approfittare di una situazione delicata per i rossoneri, c’è anche il rischio di trovarsi di fronte una squadra che giocherà alla morte per risollevarsi.

In tutto questo ci sono ancora diversi nodi da sciogliere per Vincenzo Montella. Ancora 3-5-2 con Chiesa-Ribery davanti? Stesso undici usato nelle ultime tre gare con Samp, Atalanta e Juve? Se è vero che la Fiorentina non è abituata a sostenere il triplo impegno settimanale, lo stesso discorso vale per la formazione di Giampaolo. Che in più godrà di un giorno in meno a disposizione per recuperare. Possibile, tuttavia, che Montella cambi qualcosa. Ma il passaggio al 4-3-3 è un azzardo in questo momento visto l’equilibrio ritrovato con questo assetto. Dietro sono tutti intoccabili. Spostare Chiesa sull’esterno, con Ribery-Vlahovic o Boateng davanti è un rischio. Possibile, dunque, che si vada verso una conferma integrale per la quarta volta di fila. Per poi cambiare qualcosa a gara in corso.

Dalbert ha dato ottime risposte contro la Samp, Lirola è in crescita, e Ribery-Chiesa funziona. Quanta autonomia abbia il francese nelle gambe lo si saprà solo a ridosso del fischio d’inizio. Caccia, dunque, alla continuità, in casa viola. Se vincere contro la squadra di Di Francesco era sì difficile e praticamente obbligatorio, ma tutto sommato, nella normalità delle cose, espugnare San Siro sponda Milan sarebbe un passo ulteriore verso la risalita. E non è mai scontato uscire con punti da quel campo, dove anche squadre peggiori di questo Milan, e migliori di questa Fiorentina, hanno messo a referto un segno 1 che stavolta è da evitare.

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