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Borja Valero, Firenze la tua Nazionale. A Udine le prime 50 in A in viola

Domenica a Udine festeggerà le sue 50 presenze in serie A con la maglia della Fiorentina. Un primo piccolo traguardo per lo spagnolo Borja Valero che, in viola, ha intenzione di stare a lungo, di collezionare record su record e, soprattutto, di vincere qualcosa: “Quando sono arrivato, nel 2012, – ha detto in una bella intervista rilasciata a La Gazzetta – ho firmato un contratto di quattro anni con opzione per il quinto. Proprio per far parte a lungo di questo progetto, nel quale credo. Poi il calcio è strano, ma io voglio restare qua. E voglio vincere. Non l’ho mai fatto e credo sia arrivato il momento di farlo. Lo scudetto è sempre la cosa più difficile, ma già iniziare da una Coppa sarebbe uno stimolo per crescere ancora”.

Parole da ‘Signore del Calcio’, quelle pronunciate dal numero 20 viola. Parole che sanno di antico, di calcio dei vecchi tempi, quando i giocatori che riuscivano ad approdare in una squadra importante (e la Fiorentina, quant’è vero Iddio, lo è…!) avevano una sola ambizione: quella di poter diventare la bandiera di quel club. Il simbolo. Il fulcro. Il cuore. Forse Borja Valero lo è già, simbolo della Fiorentina ispanica di Montella. Anzi sicuramente, e c’ha impiegato talmente poco tempo a diventarlo…! L’eleganza, la semplicità e la classe che porta sui campi di gioco (qualità insite del suo modo di essere anche fuori dal campo, basta vederlo passeggiare per le strade del centro della meravigliosa Firenze) sono un marchio di fabbrica della squadra viola che, evidentemente, è stata costruita (anche) intorno a lui. Montella lo sa quanto vale Borja. È per questo che non ne fa mai a meno. È per questo che lo manda in campo con una continuità sconvolgente. Perché è come se senza di lui la Fiorentina fosse meno brillante. Come se la squadra, senza il suo emblema, perdesse lo smalto. È una questione di gioco, di stare in campo, ma è anche una questione mentale. Borja è un punto di riferimento, corre (pardon, fa correre la palla) senza sentire (lui) la fatica. Gioca e si diverte. E soprattutto, incide. Incide in fase difensiva, incide in fase offensiva. Non con un tackle. Poco con i gol. Sempre… con la sua illuminante intelligenza calcistica che inonda la squadra, che la influenza. È per questo che quando manca, si sente. Si avverte, anche nell’aria. Montella lo sa, basta dare un occhio ai numeri…

Chi non ne sente la mancanza, invece, è la Nazionale spagnola. Del Bosque non lo convoca. E non gli dà spiegazioni. Ma lui va avanti per la sua strada, senza polemizzare (chapeau!) e cercando di capire le scelte del ct spagnolo “Non c’è bisogno che mi dia spiegazioni – ha detto – ha vinto tutto col suo gruppo e vuole andare avanti con gli stessi. E poi in Spagna c’è una percezione diversa di me rispetto a Firenze”. Tradotto: che in Spagna ci sia la ferma convinzione che Borja Valero non sia da Nazionale? Può darsi che abbiano ragione loro, del resto hanno un gruppo di centrocampisti che in Italia sbaraglierebbe anche il miglior De Rossi! Iniesta, Xavi, Fabregas, Busquets, Cazorla, Xabi Alonso sono petali di una rosa di centrocampisti da paura e trovare spazio, per Borja, sarebbe certamente difficile. Può darsi che in Italia ci sia talmente povertà di classe, che quella cristallina dello spagnolo esalta e illumina la vista di fronte all’agonismo dei tanti (troppi) gregari, tanto da farlo apparire agli occhi dell’opinione pubblica del Bel Paese uno dei migliori giocatori della serie A. E può darsi anche che a Firenze qualcuno pecchi di faziosità. Resta il fatto che Borja Valero è il simbolo della Fiorentina di Montella. È “colui che ha portato dalla Spagna la gioia di giocare a calcio e che identifica la piacevolezza del gioco”, per dirla con le parole che Alberto Malesani ha rilasciato in esclusiva a LaViola.it. È il giocatore trainante per  la Fiorentina, colui che con la sua classe e la sua calma sta dando lezioni di stile e di comportamento in ogni campo. Anche per questo, sulle rive dell’Arno c’è la convinzione che sia da Nazionale e, se Del Bosque lo ‘rifiuta’, pace: vorrà dire che la Fiorentina si travestirà da Nazionale e lo convocherà oggi, domani, per sempre. Fino a quando lui avrà voglia di regalare se stesso e le sue giocate con tanto amore e tanta appartenenza a questa maglia. Perché Borja gioca per la squadra viola proprio con quel senso di appartenenza che, poche volte, è figlio delle squadre di club e che solitamente si richiede nelle varie Selezioni. E allora Borja: vamos a jugar la nuestra especial Copa del Mundo… viola.

Autore: Michela Lanza
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