Rassegna Stampa
Borja, l’Inter nella testa, ma Firenze rimane sulla pelle. Valcareggi: “Traditore onesto”
Sul corpo ha disegnato l’amore per Firenze. Sotto il gomito destro ci sono le coordinate geografiche del Ponte Vecchio. Un angolo della città che gli ha toccato il cuore. Sul polpaccio invece c’è stilizzata l’immagine del figlio Alvaro. Che indossa una maglia color viola. Naturalmente. Borja Valero domani ritrova la Fiorentina da avversario. Per chi conosce lo spagnolo è quasi un atto di violenza. Sportiva, naturalmente.
TRADITORE ONESTO «Per Borja saranno novanta minuti di stress. Una sensazione che non ha mai vissuto. Per lui il calcio è solo allegria. Dal punto di vista professionale non poteva rifiutare il trasferimento all’Inter. Diciamo che è stato un “traditore onesto”. Perché lui la Fiorentina l’ama veramente». Furio Valcareggi è il d.t. della scuola calcio Settignanese, intitolata a papà Ferruccio. Con Borja e la signora Rocio ha trascorso molte ore a bordo campo a vedere il piccolo Alvaro calciatore. «Un bambino vispo, che conosce a memoria tutto l’Inno viola, quello storico cantato da Narciso Parigi. Il suo ruolo? E’ sempre dove c’è la palla. Borja non è mai stato vissuto dagli altri genitori come il “campione della Fiorentina”. E’ sempre stato solo uno dei babbi della squadra. Non a caso la famiglia Borja ha trascorso quest’estate un periodo di vacanza a Minorca insieme ad alcune famiglie della Settignanese. La sua semplicità ha conquistato tutti».
COME L’UNICO «10» Non voleva andarsene. La sua idea era di allungare per altri due anni il contratto e poi, diventare dirigente. Lo aveva colpito, nei mesi scorsi, il «ritorno a casa» di Antognoni, l’Unico 10. Si era riconosciuto nel sentimento forte che lega da una vita Giancarlo ai colori viola. Voleva diventare anche lui una bandiera. Uno dei simboli di Firenze. A Borja è piaciuta subito l’etichetta di «Sindaco» viola. Lui la città l’ha vissuta dal primo giorno. Scoprendo, con la curiosità del turista impegnato, le straordinarie bellezze artistiche che arricchiscono ogni strada del centro storico; godendosi un gelato nella vetrina magica del piazzale Michelangelo; frequentando bar e ristoranti. «Il primo Borja – racconta Enrico, proprietario dei Tredici Gobbi e amico dello spagnolo – si abbuffava di bistecche alla fiorentina insieme a Gonzalo. Che coppia. Poi, due anni fa ha cambiato dieta. Solo verdure e pesce. Sushi, in particolare. Mi garantiva che grazie a questa dieta correva il doppio lasciando a bocca aperta i suoi compagni di squadra che gli chiedevano spesso: “Ma come fai ad andare così alla tua età?”. Ho scelto di non contattarlo prima di Inter-Fiorentina. Immagino il suo tormento interiore. L’ultima volta che mi ha scritto mi ha detto di trovarsi benissimo all’Inter. Spalletti lo ha inseguito per tre anni, farà di tutto per ripagare tanta fiducia. Borja vuole vincere con l’Inter ma scommetto che se dovesse far gol alla Fiorentina non esulterebbe». La dieta. Una fissazione. Negli ultimi tempi lo spagnolo ha fatto sparire anche il glutine dal suo menù. Del resto, in famiglia tutti fanno vita da atleti. La signora Rocio, che ha abbandonato la professione di giornalista per accompagnare il marito in Italia, macina chilometri e chilometri di corsa. Partecipando a gare di resistenza che Borja ha commentato spesso con sorrisini perplessi.
DA SINDACO A «SINDACO» Tra i pochi vizi c’è qualche incursione nel bar amato dalla coppia spagnola, in via Tornabuoni. Un caffè, magari un aperitivo prima di tornare a casa, in via Bolognese. La collina di Firenze con uno sguardo mozzafiato. Il divorzio dalla Fiorentina ha animato il dibattito tra i tifosi. Ma Borja sarà trattato da amico domani a San Siro. Temuto ma amico. La rivoluzione viola, invece, renderà indolore l’impatto con gli avversari. Dei vecchi ne sono rimasti pochi. E Astori, l’attuale capitano, non ha mai fatto parte del cerchio magico di Borja. «Lo spagnolo è sempre stato disponibile per iniziative a scopo benefico, ha giocato tante partite di calcetto per la Fondazione Tommasino Bacciotti», spiega Paolo Bacciotti. «I fiorentini gli hanno voluto bene perché lui ha sempre cercato di dare una mano alla città». E allora non resta che aspettare questo strano incrocio. L’ultima riflessione è quasi obbligata, da Sindaco a Sindaco. «Ci sono alcune città – spiega in sindaco Nardella – e alcune maglie che per la loro storia, il loro significato e la passione che evocano restano come un segno indelebile nel cuore di ciascuno. Sono sicuro che questo vale anche per il mio amico Borja Valero, che domenica indosserà un’altra casacca ma che dentro di sé non smarrirà il segno degli anni che lo hanno legato alla città più bella del mondo, Firenze». Si rivedranno prima o poi perché Borja un giorno tornerà. Lo ha scritto sulla pelle.