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Bologna e Firenze, realtà vicine ma presidenti agli antipodi. E anche in Lega…

Commisso

Saputo ha puntato su Barrow, Commisso su Ribery. Dalle battaglie per lo stadio allo stile comunicativo, fino all’ultima ‘puntata’ nella politica calcistica

Il tentativo di mettere assieme Bologna e Firenze, nella politica, nell’imprenditoria, nella progettualità e anche nello sport è vecchio quanto la fondazione delle due città. L’ultimissimo riguarda proprio i grandi eventi, sulla scia dell’idea strampalata e avvincente di ospitare in coppia — con il corposo aiuto di Roma — le Olimpiadi del 2032. Da quel sogno sono nate ipotesi, visioni, incontri — l’ultimo dei quali a gennaio tra Stefano Bonaccini, il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e il sindaco fiorentino Dario Nardella. Oggi le città, e le squadre di calcio, condividono la voglia di ritrovare importanza nel panorama internazionale. Potrebbero essere le due proprietà nordamericane di Bologna e Fiorentina il gancio per unirsi? Questo l’interrogativo lanciato dal Corriere di Bologna.

DIVERSI. Joey Saputo e Rocco Commisso sono molto diversi. Il patron viola occupa quasi fisicamente il dibattito, non ha legato con l’amministrazione comunale, non tocca palla con prudenza quando si tratta di esprimere il suo pensiero. Il canadese no: è misurato, forbito, poco presente e ancora meno presenzialista, ama delegare. Il Bologna ha concertato col Comune la riqualificazione di uno stadio immerso in un quartiere residenziale, la Fiorentina lascia gestire al sindaco la partita del Franchi, entrata di recente tra le opere finanziabili con il Recovery plan.

LEGA. Saputo investe sui giovani come Musa Barrow sperando di farne dei campioni, Commisso prende Ribery (e coccola la squadra Primavera fresca vincitrice della Coppa Italia). Quale asse si può formare tra due dimensioni così diverse? La bomba della Superlega avrebbe potuto avvicinare Bologna e Fiorentina almeno nella politica calcistica, perché sono due bandiere del calcio «di una volta». Ma poi Commisso ha deciso di non firmare la lettera che chiede di punire le ribelli Juventus, Inter e Milan. Era contro alla Superlega ma anche contro l’ingresso dei fondi, e lo strappo — che invece vede il sostegno di Claudio Fenucci, potenziale candidato a sostituire Beppe Marotta in consiglio federale — non ha voluto farlo.

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