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Bologna, De Silvestri: “Amo l’arte e la colleziono. Motta, metafisico come De Chirico“

Lorenzo De Silvestri - Bologna

Il terzino del Bologna è un esperto di arte contemporanea

Tra arte e calcio. Il difensore del Bologna, Lorenzo De Silvestri ha parlato al Corriere di Bologna. Queste alcune delle due dichiarazioni: “Pochi sono interessati all’arte, del resto tanti miei colleghi sono giovani o giovanissimi che se non hanno avuto delle ‘guide’ capisco che possano fare fatica a comprendere. Io sono solo stato fortunato. Ho avuto mia madre che ha sempre portato in giro, per mostre e musei, me e mia sorella, fin da piccoli. Appassionata, ha fatto un percorso col critico d’arte Ludovico Pratesi, non ha mai mollato, non ci imponeva niente, semplicemente ci offriva il bello sapendo che prima o poi avremmo apprezzato. Anche quando passeggiavamo o viaggiavamo in auto ci stimolava sempre allo sguardo. Ho avuto anche un’altra fortuna, crescere a Roma dove la bellezza scappa da tutte le parti”. 

ARTE. “Mi piace l’arte povera e comunque sono molto incuriosito dall’arte contemporanea, che ti invita ad andare oltre la tua visione normale. Sono molto affascinato dalle relazioni fra artisti come accadde con la nuova scuola di Piazza del Popolo, quella di Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Pino Pascali. Apprezzo artisti come Nunzio, Tirelli, Pizzi Cannella, Domenico Bianchi, sono stato al Pastificio Cecere a San Lorenzo, uno spazio molto interessante. Mi piace molto anche visitare gli studi d’artista, parlare con loro, ascoltarli. Che poi comprare opere è anche una forma d’investimento volendo. Sì, è un po’ così. A Firenze dove c’era Prandelli, noto collezionista, trovai anche Aquilani, Donadel, Pasqual. In casa Milan aprirono la strada a diversi colleghi Liedholm e Capello, ma anche il ds Braida”. 

ARNAUTOVIC.  “Marko è incredibile, è come una grande tela, d’impatto, direi Pollock: gli tiri una palla e lui, anche se è incasinata come un quadro, l’addomestica, la mette giù, fa salire la squadra, rende tutto facile”.

 ZIRKZEE. “Con quella capigliatura mobile è un Dalì coi suoi orologi molli”.

SKORUPSKI E ORSOLINI. “Lucasz, uomo regolare legatissimo alla moglie e al figlio, in partita si modifica, mette la faccia dove gli altri non la metterebbero mai, è un po’ folle, lo vedo come un Basquiat. Orso è la solarità, comico e passionale, è uno che scherza un po’ come Cattelan e il suo dito medio, la banana appiccicata al muro”.

MOTTA. “È uno che rispetta il gruppo, gli spazi. Metafisico come De Chirico”.

CITTÀ. “È così. Prima Roma, poi Genova, Firenze, Torino e ora Bologna. Ho sempre abitato in centro, è importante viverle appieno, conoscerne il carattere e la storia. Vivendo in centro capisci il tuo pubblico, il suo carattere. Penso che ogni calciatore arrivando in un nuovo club dovrebbe ricevere una sorta di ‘welcome kit città&club’”.

FUTURO. “Il dirigente, ma in un ruolo nuovo, una sorta di mediatore culturale e di vita per i calciatori. Nel breve spero invece di diventare genitore, mi affascina l’idea poterlo seguire come hanno fatto i miei con me. Con mia moglie Carlotta, ricercatrice al Sant’Orsola, impegnata in campo oncologico, tant’è che sono diventato testimonial di Airc, condividiamo anche la passione dell’arte, ognuno col proprio approccio, il suo è davvero da studiosa, stiamo molto bene insieme”.

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