Ludwigzaller commenta la prestazione della Fiorentina nel pareggio contro il Brescia alla prima dopo lo stop causato dal coronavirus
Non è chiaro se quelle grida che si odono nel silenzio del Franchi, deserto a causa del lockdown, e la cui eco risuona tra le scale elicoidali, le curve sotto accusa, e la torre di Maratona, siano d’aiuto ai giocatori. C’è il serio sospetto che le continue indicazioni (avanza, tira, passala, fermati) possano confondere il capo a chi è in campo. Tanto più che quelle urla provengono da più voci. Le gradinate vuote come in una piazza di De Chirico hanno permesso a Iachini, dopo l’espulsione per proteste, di continuare a vedere la partita, unico spettatore o quasi, dalla tribuna centrale. Era lui, l’allenatore già in discussione, uno dei protagonisti più attesi.
Incaricato di prendersi cura della Fiorentina, dopo una carriera onesta senza risultati memorabili in Serie A, e un ottimo curriculum in B, Beppe Iachini aveva incominciato molto bene, con un pareggio a Bologna e una vittoria in casa con la Spal. Alla prima di ritorno, ha ottenuto il suo risultato più eclatante, battendo in casa il Napoli di Gattuso, che fu sul punto di dare le dimissioni. Da allora in poi non ha più vinto, se si esclude il fortunoso 1-5 con la Sampdoria. Accusato di un eccesso di difensivismo, Iachini ha chiesto tempo, promettendo che il gioco di attacco sarebbe arrivato. Il lockdown gli è stato di aiuto, ha potuto ripensare la squadra tatticamente, mentre un Ribery assatanato si è unito al gruppo.
Il lavoro a mio parere si è visto. La squadra si è intanto presentata in buone condizioni fisiche, cosa che non si può dire di altre: alla prima uscita la Fiorentina ha giocato meglio nel secondo tempo che nel primo e avrebbe finito in crescendo senza un’inopinata espulsione. Sul piano tattico Beppe ha costruito una squadra che attacca, senza scoprire il fianco ai contropiedi avversari. Esponendosi alle ripartenze Montella aveva perso partite facili e Beppe non voleva farsi uccellare. Le squadre di Montella nella fase di attacco tendono a salire; centrocampisti, esterni bassi e persino centrali si uniscono agli attaccanti. Iachini ha rinunciato al contributo degli esterni bassi all’attacco. La stessa indicazione avevano ricevuto i due centrocampisti Pulgar e Duncan, il cui compito era essenzialmente quello di rompere il gioco avversario.
Questa macchina difensiva permetteva ai tre attaccanti Chiesa, Ribery e Vlahovic, di muoversi liberamente e di mettere a frutto le loro qualità tecniche. A supporto dei tre attaccanti si è aggiunto Castrovilli, anch’egli libero di creare. L’idea è apparsa buona. Dopo un inizio difficile, la Fiorentina, nel secondo tempo, ha tirato in porta costantemente e fallito il raddoppio per sfortuna. Iachini a quel punto ha inserito un quinto attaccante, Ghezzal, per aumentare ancora la pressione, ma l’espulsione di Caceres l’ha costretto a cambiare i piani e nel finale la Fiorentina ha rallentato. Non sono quindi assolutamente d’accordo con chi accusa Iachini di avere le idee confuse e di aver commesso gravi errori. Questa mi è parsa una delle migliori partite del suo periodo fiorentino. Certo, il Brescia è nella zona bassa della classifica, andrà visto se in futuro lo stesso modulo potrà essere proposto contro squadre più forti. Gli attaccanti, come spesso capita quest’anno, l’hanno tradito ma Beppe il suo l’ha fatto e per me in questo momento è sugli altari.
di Ludwigzaller
In copertina: Giorgio De Chirico, Mistero e malinconia di una strada, 1914

Di
Redazione LaViola.it