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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller – Il sergente Hartman

  • Ludwig

Il calcio è una guerra simulata in cui per fortuna non muore nessuno, ma come in una guerra vera il sergente addestratore deve essere implacabile. Ed è così che Ludwigzaller spiega la carica di Italiano a Moena

If I die in the combat zone/Box me up and ship me home/Pin my medals upon my chest/Tell my mom I’ve done my best, cantano marciando i marines agli ordini del sergente maggiore Hartman in Full Metal Jacket. Non so che cosa cantino oggi i soldati italiani, ma è degno di ammirazione che l’addestramento dei Marine implichi momenti autoironici. Per la parte di Hartman, Kubrick scelse un vero militare di carriera, tal R. Lee Ermey, che si scrisse da solo le battute e fu giudicato da Kubrick un ottimo attore. Nel film ci sono altre canzoni con allusioni sessuali che ricordano i testi di Frank Zappa. Nella filastrocca che ho citato l’allusione alla cassa da morto, qui chiamata semplicemente box, scatola, fa pensare anche alla canzone che cantano i pirati nell’Isola del Tesoro di Stevenson. Hartman fa parte insomma della galleria dei grandi personaggi grotteschi di Kubrick al pari del computer Hal, dell’Alex di Arancia Meccanica e del poco ricordato Lord Bullington di Barry Lyndon, uno dei miei preferiti. 

Il film parte come si sa da un lungo prologo, che racconta nei dettagli l’addestramento di un reparto di marines, tra ordini umilianti, marce, flessioni, esercizi ginnici. L’obiettivo è spersonalizzare le reclute, minandone la personalità e trasformandole in macchine  da guerra. La maggioranza supera la prova, ma c’è anche chi la fallisce, abbandona i marines o addirittura si suicida. Da spettatore delle partite dello Spezia, non mi aspettavo che in ritiro a Moena Italiano mostrasse una personalità simile a quella del Sergente Hartman. Più che di democrazia si deve parlare di un modello autoritario. Siamo in un clima di sfida. Per i marines il nemico era Ho Chi Min (“Son of a bitch” dice la canzone). Per le truppe viola si chiama Mourinho. Al primo errore commesso il marine rischia di essere fatto fuori dai vietcong, per il giocatore viola una mossa falsa significa essere impallinato dagli uomini del portoghese. Il calcio è una guerra simulata in cui per fortuna non muore nessuno, ma come in una guerra vera il sergente addestratore deve essere implacabile. Si capisce dunque come mai Italiano attribuisca a questo ritiro tanta importanza e lo veda come una sorta di esame che consenta di stabilire chi farà parte della sua Fiorentina. 

Ci sarà ancora un mese circa di prove, poi i C130 e gli elicotteri decolleranno dal campo di Moena e trasporteranno i giocatori sul teatro di guerra dell’Olimpico. 

di Ludwigzaller

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