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Il blog di Ludwigzaller: Scheletro

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Secondo Ludwigzaller, la Fiorentina di quest’anno è un squadra che soffre di una debolezza strutturale e dell’assenza di pilastri che sorreggano il suo gioco

In uno dei Dialoghi dei morti dello scrittore greco Luciano di Samostasa compaiono due eroi della guerra di Troia: Tersite e Nireo.

L’uno in vita era stato bellissimo, tanto da poter aspirare alla mano di Elena di Troia, l’altro orrendo e deforme. I due ingaggiano una gara di bellezza, ma c’è un fatto: nell’aldilà entrambi sono diventati degli scheletri e appaiono identici.

Nel tardo Medioevo, di nuovo, vediamo imperatori, mercanti e contadini intrecciare tutti insieme una danza, chiamata la danza macabra. Anch’essi sono ridotti allo scheletro e non vi è più alcuna differenza tra loro, ricchi e poveri, potenti e servi condividono la stessa condizione.

Al principio del Rinascimento gli anatomisti, incidendo il corpo, incominciano a dare dello scheletro una immagine opposta, più razionale e meno cupa. Se il corpo è un edificio, lo scheletro ne è la struttura portante, senza lo scheletro le masse muscolari e gli organi sarebbero privi di sostegno e dovrebbero penzolare paradossalmente nel vuoto. I trattati di anatomia ci mostrano quindi per prima cosa lo scheletro e ne enumerano le diverse parti. Si scopre allora che la bellezza e la funzionalità di un corpo dipendono da ciò che è nascosto alla vista.

Ridurre certi moduli di gioco, come il 4-3-3, alla presenza in campo di due ali e di un attaccante è sicuramente possibile. Perché però questo modulo funzioni è indispensabile una struttura scheletrica nascosta e silente. È la struttura formata dai centrocampisti che difendono e attaccano, ostacolano l’avanzata degli avversari e costruiscono, distribuendosi nei vari ruoli del regista davanti alla difesa, delle mezze ali, dei corridori e dei facitori di gioco. Ora è accaduto, e non so esattamente perché, che la Fiorentina di quest’anno sia stata costruita come una sorta di corpo senza le ossa, di edificio senza strutture portanti. L’immagine che talora al contrario suggerisce è quella del celenterato, creatura protetta da uno spesso e impenetrabile guscio, ma fragilissima in sé, come ben sanno i consumatori delle trattorie di mare di molluschi.

Quest’essere fantasmatico sta in piedi, si muove, dà segni di vita, ma la debolezza strutturale che l’affligge è in ogni momento presente e rende il gioco che la squadra produce estemporaneo, confuso, poco creativo, affidato a soluzioni aleatorie. La rosa di cui l’allenatore dispone è stata messa insieme seguendo questo principio, e l’allenatore stesso non possiede la fantasia e la creatività necessarie per cambiare le cose. Non ci rimane altro perciò che affidarci allo spirito combattivo dei Mirallas e dei Biraghi, alla tenacia di Chiesa, ai gol più o meno sporchi che il Cholito sembra si sia deciso a metter dentro. E a quel guscio, degno davvero di una tartaruga o di un paguro, che è la nostra difesa.

di Ludwigzaller

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