L’importanza del rischio nel calcio di Italiano secondo Ludwigzaller
Narrano le cronache dell’automobilismo che Tazio Nuvolari fosse un uomo che non conosceva la paura. Gli capitò così una volta di tagliare il traguardo utilizzando una chiave inglese al posto del volante che si era rotto. Un’altra volta lo videro perdere il controllo della vettura che precipitò in un dirupo. Cominciarono le ricerche, ma dopo qualche minuto si vide Nuvolari emergere dal burrone tenendo in mano un mazzo di violette che, disse, non aveva potuto fare a meno di cogliere. Per Enzo Ferrari Nuvolari era il pilota ideale con quel suo modo di prendere rischi impossibili e di mettere in palio la vita. Nuvolari perì in gara. Anni dopo Ferrari riconobbe in Gilles Villeneuve un pilota di motoslitte, l’erede di Nuvolari e lo ingaggiò nella sua scuderia di Formula Uno. Il suo modo di guidare alimentò l’epica di questo sport fino a che anche Villeneuve non cadde in un banale incidente. Le corse divennero via via meno pericolose e il coraggio di Villeneuve non fu più considerato necessario.
Riconosciamo tuttavia nel rischio una delle ragioni per cui la vita merita di essere vissuta. Si prende un rischio l’imprenditore che inventa un nuovo prodotto e lo mette sul mercato. È rischio quello del pittore che crea una nuova tecnica pittorica o un nuovo stile. Al rischio si collega una forte corrente di emozione. Il rischio nasce dall’esigenza dell’intelligenza umana di andare sempre oltre i propri limiti e produce endorfine in chi è predisposto.
La paura si fece strada nella mente di Rocco Commisso allorché Vincenzo Montella, un allenatore che faceva del rischio la sua cifra, infilò sfortunatamente cinque sconfitte consecutive. Ho avuto paura di retrocedere, ha poi detto Commisso. In un primo tempo Rocco resistette all’idea di esonerare l’allenatore. Poi, dopo una sconfitta con la Roma, cedette ai consigli dei suoi collaboratori. La bambina aveva preso rischi. Bisognava metterla a letto e non farla più uscire di casa, come prima dell’invenzione degli antibiotici. Così raccomandò il dottor Iachini, ma com’era prevedibile, la malattia peggiorò. Per una serie di complesse e fortunate ragioni, il rischio riappare ora con l’arrivo di Vincenzo Italiano, uno che non ha paura di nulla e non teme le difese alte, gli attacchi organizzati e certe ripartenze furiose che non si sono ancora viste. Personalmente sono molto più interessato al suo nuovo sistema di gioco che alla tediosa vicenda della campagna acquisti.
Tutte le volte che non mi sono preso un rischio ho avuto di che pentirmene, nel lavoro come in amore. Il fatto è che ci siamo abituati a collegare lo sprezzo del pericolo a una certa epoca storica e alla retorica dannunziana, ma il consiglio del Vate resta valido, ricordati di osare sempre.
di Ludwigzaller
Di
Ludwig