Ludwigzaller commenta la prestazione del Milan dell’ex tecnico viola Stefano Pioli contro la Juventus in Coppa Italia
L’8 aprile del 1432, Francesco Bussone, detto il Carmagnola, arrivò a Venezia per incontrare il doge. Era tardi, di sera, e gli fu detto che l’incontro era rimandato al mattino successivo, ma quando fece l’atto di tornare alla sua gondola, il conte si vide sbarrata la strada dai soldati. Improvvisamente comprese tutto, “sono perduto” pare abbia detto. Qualche giorno dopo fu infatti decapitato. La sua colpa era di non aver combattuto con la necessaria spietatezza contro i Visconti milanesi. Non fu il suo un caso unico: i comandanti pavidi venivano spesso messi a morte a quel tempo.
Strana atmosfera a Torino, e non soltanto per l’assenza del pubblico. I giocatori se inquadrati da vicino mostravano un colorito biancastro e un’aria slavata segno di poca salute. Correvano, certo, ma ogni tanto un intervento fuori misura denunciava una condizione non perfetta. È accaduto così che il Rebic che tanti anni fa avevamo visto a Firenze, oggi dotato di ben diverse masse muscolari e più maturo, abbia chiuso di fatto la partita con un fallo scomposto cui è seguita un’espulsione sacrosanta. Anche Ronaldo sembrava pallido e incerto, tanto da sbagliare tiri facili. Sarri si aggirava sulla linea dell’out, in tuta blu e masticando tabacco come un landlord inglese del Settecento.
Opposto il comportamento di Montella. Montella vuole sempre vincere e imporre il gioco. Non è da lui ipotizzare la sconfitta onorevole o il pareggio dignitoso. Nell’ultima stagione, pur avendo bisogno di punti, ha spinto la squadra in avanti e si è fatto uccellare ingenuamente. Il tedioso gioco di Pioli non porta a nulla, Montella invece, la cui carriera sono certo continuerà a buoni livelli, deve imparare da Machiavelli la nobile arte del realismo.
Quanto a Sarri, i suoi bravi margini di rischio se li è presi, la Juve ha attaccato sempre, e ha cercato di vincere anche se le bastava il pareggio. A Torino sono in molti a sdegnarlo e anche ieri sera ha ricevuto le sue brave critiche. È un paradosso. Sicché, se proprio i nostri nemici non lo volessero più, credo che farebbe al caso nostro.
di Ludwigzaller
Nell’immagine: Francesco Hayez, Il conte di Carmagnola, acquarello (1820).

Di
Redazione LaViola.it