Questa settimana Ludwig ci parla di… nasi
A cominciare almeno dal ritratto che si vede nell’affresco fiorentino del palazzo del podestà, opera di Giotto, gli iconografi danteschi si trovano d’accordo su di un punto decisivo: il naso di Dante è grande, imponente. C’è chi ha tentato avventurose ricostruzioni antropologiche. Ma l’immaginazione ha i suoi diritti. Così appare ancor più severo e spigoloso, vagamente snob, il naso di Dante nella Disputa del Sacramento di Raffaello.
Un grande naso e deforme è un modo pressoché sicuro per passare alla storia. E lo conferma il Federigo da Montefeltro di Piero della Francesca, che, ferito in guerra, ha nel mezzo del naso un vero e proprio scalino, che il pittore ha cercato di occultare. Stupisce quindi che i produttori della fiction sui Medici abbiano voluto affidare a un giovane attore americano dal naso delicato il ruolo del Magnifico trascurando un dato di fatto ineludibile: Lorenzo aveva un caratteristico naso la cui fisionomia è stata recepita da tutti o quasi i pittori che l’hanno ritratto.
Che fosse provvisto di un naso importante, lo prova innanzitutto la maschera funeraria, che risale alla morte di Lorenzo nel 1492, a poco più di quarant’anni. Vasari, Bronzino, Rubens non si discostano da questa indicazione. Solo il giovane a cavallo nella cappella dei Magi, biondo e con i tratti di un Corradino di Svezia contraddice questa imagerie. Ma la cappella fu realizzata quando Lorenzo aveva appena dieci anni.
Insomma questi Medici televisivi sembrano raccontare senza curarsi della verità storica. Il modello è quello del medioevo inventato della Disney o di Troni di spade. E lo dimostra la scelta di affidare il ruolo di un papa che bello non era addirittura a Raul Bova. Di là dai singoli errori di fatto, mentre Lorenzo dei Medici e suo fratello Giuliano sono sempre eleganti e ben pettinati, i loro rivali, i Pazzi, sono sudici e rozzi come i custodi di un branco di porci. Il capostipite della casa ignora cosa sia lavarsi i capelli. Tuttavia, se i Medici avevano fatto dipingere a Benozzo Gozzoli la splendida cappella dei Magi, i Pazzi avevano a loro volta voluto in San Lorenzo una loro cappella, progettata da Brunelleschi e decorata da Luca della Robbia. Insomma i Pazzi erano tutt’altro che degli sprovveduti e la loro famiglia vantava origini molto antiche e un ruolo significativo a Firenze sin dal XII secolo.
Era una storia di grandi famiglie, quella di allora, in grado di dominare nella vita cittadina, che si ripete nel calcio, tra la nobiltà recentemente acquisita dei Pontello, le fortune romane dei CecchiGori, l’ambizione dei marchigiani di dominare su Firenze che emerge nella congiura dei Pazzi. E la voce popolare narra di un disaccordo storico tra gli stessi Della Valle e i Fratini, debitori alla tela genovese (altrimenti detta jeans) la loro ricchezza. Allora come oggi era considerato privilegio dei ricchi offrire splendide feste e finanziare lo sport e i giochi.
Ma per tornare al naso, non sono mancati calciatori nasuti, e si pensa subito a Ibra. Per la Fiorentina ricorderei il remoto caso di Pirovano.

Di
Redazione LaViola.it