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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller: Minimalismo

Uomini, vi dannate per cose inutili, avidi di guadagno scatenate risse e guerre. Ma la natura non vuole molta ricchezza, mentre voi l’estendete all’infinito”. Nell’elogio di Epicuro scritto da Ateneo si può forse cogliere l’inizio di quella tendenza che oggi prende nome il nome di minimalismo. Epicuro aveva comprato un giardino ad Atene dove accoglieva i suoi amici. Conducevano una vita semplice e frugale. Sopravvivevano a pane e acqua, raramente bevendo vino e consumando formaggio.

Confesso di aver sempre nutrito una segreta ammirazione per uno stile di vita essenziale e minimale. Mi piace vestirmi con gli stessi abiti, molto semplici, ho una casa quasi priva di mobili, la stessa essenzialità la inseguo nella scrittura e nell’arte. E mi capita spesso di innamorarmi di donne minimali.

La lista dei minimalisti è lunga e copre secoli e secoli di storia. Comprende Cicerone e Seneca, Virgilio e Orazio, Dante e Piero della Francesca, Calvino, Parise e Borges, i tagli di Fontana, i mobili degli Eames, la musica di Philip Glass. Uno dei miei idoli, Steve Jobs, abitava in una semplice casa con tre sole stanze da letto, benché potesse, come il suo rivale della Microsoft Bill Gates, possedere castelli, ville sterminate e codici di Leonardo. Jobs non era povero: era un imprenditore le cui aziende sfornavano prodotti nuovi e guadagnavano in borsa. Il guadagno però non era il suo fine, ma, piuttosto, un risultato secondario del suo stile e dei suoi programmi di vita “epicurei”. Ed era improntato alla semplicità e alla bellezza il design dei suoi computer.

È questo il motivo per cui sono stato molto felice nell’apprendere che, dopo aver preso la patente, Federico Chiesa, ha preferito un’auto molto semplice, quasi un’utilitaria, a una macchina di lusso. Tempo fa, anzi, mi ero domandato, sul blog, che senso poteva avere, per un giocatore che non aveva neppure esordito, acquistare, come prima cosa, una volta arrivato a Firenze, una fuoriserie.

Quella macchina, di cui non faccio il nome, l’ho avuta anch’io, anzi ne ho avuta più d’una. La prima mi servì a fare la spola tra Firenze e la città dove vivo quando lavoravo in un centro di ricerca dalle parti di Coverciano. Viaggi notturni accompagnati dai Pink Floyd. Sono sicuro che Federico si divertirà a guidarla. Ha un’ottima tenuta di strada, ti consente di impostare le curve come su di un autodromo. E se l’asfalto è bagnato quasi non te ne accorgi. Persino uno come me, che ama molto le macchine, ma non è altrettanto versato nella guida, ci si è trovato bene.

Mi pare geniale che Federico abbia deciso di iniziare da una macchina così e da una squadra come la Fiorentina. Le grandi platee calcistiche e le Ferrari arriveranno (o forse no, chi lo sa). Ma c’è tempo.

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