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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller – Maglie & Bandiere

Parallelismi tra l’esperienza di Cook alle Hawaii e le nuove maglie della Fiorentina nell’ultimo blog di Ludwigzaller

Secondo l’antropologo Marshall Salhins gli abitanti delle Hawaii erano, tra i popoli della terra, i meno provveduti di logica. Questa sconcertante mancanza di senso logico si rivelò, con tragici esiti, durante la colonizzazione inglese, al tempo del capitano Cook. I marinai inglesi si erano presto accorti che quelle terre ospitavano donne bellissime. Cominciarono relazioni d’amore tra i marinai e le donne. Gli indigeni non si opponevano. Dopotutto Cook era un dio, i suoi marinai i membri di quella bizzarra corte celeste che andava in giro con giubbe rammendate, a piedi scalzi, bevendo rum. Una sera, alcuni marinai invitarono le donne a cena sulla nave. Ne seguì una carneficina. Gli indigeni erano del tutto soddisfatti che le loro donne andassero a letto con gli inglesi. Ma mangiarci insieme, con delle divinità poi, questo davvero non si poteva. Quegli stessi indigeni furono a lungo convinti, sempre secondo Salhins, che la guerra si facesse per il possesso delle aste delle bandiere. Una volta conquistata l’asta che si trovava nel campo nemico, la guerra era vinta e si ritiravano soddisfatti.

Oggi forse non si potrebbero più sottoscrivere le osservazioni di Salhins, tutto è cambiato e si chiede la distruzione dei monumenti a Cook alle Hawaii. Altri studiosi hanno osservato che gli indigeni delle Hawaii non erano così stupidi e irrazionali. Non c’è dubbio però che vi siano strane costanti nella storia umana. La conquista delle bandiere, esemplificata nel gioco ruba bandiera, resta un obiettivo occulto delle guerre. Per rendersene conto basta recarsi nella chiesa dei Cavalieri a Pisa dove sono conservate come trofei le bandiere strappate agli Ottomani. La stessa cosa si può dire per le divise e le maglie. Da Savonarola a Dreyfuss, le esecuzioni sono sempre state precedute da una degradazione.

Questo vocabolario si è trasferito interamente nel calcio, dove maglie e bandiere continuano a giocare un ruolo importantissimo. Se ne ebbe la testimonianza più eclatante a Genova, quando, pochi anni fa, in occasione della partita tra Genoa e Siena, sul 4-0 per il Siena, i tifosi irruppero sul campo, utilizzando la porta degli spogliatoi, e costrinsero i giocatori a togliersi le maglie, di cui “non erano degni”. C’erano diversi viola quel giorno tra le file del Genoa, tra cui l’allenatore Malesani e il portiere Frey. Proprio Frey fu uno dei più ostinati nel non cedere alla richiesta, mentre si narra che Mesto sia scoppiato in lacrime.

Nei miei viaggi ricevo spesso l’incarico dai ragazzi di casa di acquistare le maglie non necessariamente calcistiche di squadre americane e canadesi, ma la simbologia delle maglie deve fare i conti con le esigenze degli sponsor. Gli elementi distintivi, il colore, la semplicità della fattura, i numeri al loro posto (nove al centravanti, sette all’ala destra), sono scomparsi. La produzione della nuova maglia è affidata allo sponsor che offre di più, e quasi mai i tifosi sono soddisfatti. Io le guardo con lo sguardo indifferente dell’appassionato, l’importante per me è che con quella maglia si vinca.

Alla fine gli indigeni ebbero la meglio su Cook. Lo uccisero e, si dice, se lo mangiarono, ma anche sul cannibalismo qualche dubbio rimane.

di Ludwigzaller

In copertina: una delle statue di Cook alle Hawaii di cui si chiede oggi la rimozione.

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