Sono tornato dopo molti anni allo stadio dei Pini. Non è molto cambiato da allora, con le sue mura cadenti, i suoi corridoi scrostati, le sue ringhiere instabili, i suoi bagni rugginosi. Erano le prime ore del pomeriggio quelle che gli studenti del liceo dedicano all’esercizio fisico sui campi di atletica o di tennis. Il sole di marzo era dolce, il vento leggero. C’erano le chiome dei pini e i sentieri in mezzo al bosco. Lo stadio è lo specchio della città, che è piena di contraddizioni, ancora per tanti aspetti fascinosa ma decadente. L’arena sportiva, così come il circolo del tennis o il teatro Giacomo Puccini, i grandi alberghi e i bagni sono i testimoni di una storia gloriosa e di uno splendore che si mostra a tratti, ed è percepito di più dai visitatori che dagli autoctoni.
La partita era la finale della vecchia Coppa Carnevale di Viareggio, che oggi prende il più pretenzioso nome di Viareggio Cup. Le date non coincidono più con quelle del carnevale, come accadeva un tempo. In compenso in questi giorni erano state diramate convocazioni per le nazionali giovanili. Di conseguenza molti campioni erano assenti dal torneo.
La mia prima partita, quella che la Fiorentina ha giocato contro la Juventus, l’ho vista di lunedì in un posto molto vicino a uno spicchio che una piccola agguerrita curva viola occupava con impegno indefesso nelle grida e nei canti. La Fiorentina ha attaccato alta sin dai primi minuti e i tentativi della Juventus di arginarla sono finiti quasi subito. Ci siamo trovati in vantaggio per 1-0. La squadra teneva bene in campo e Diakhate è andato poco dopo in goal con un colpo di testa. Nel secondo tempo Bigica ha ordinato un arretramento generale, abbiamo perso il controllo del centrocampo, la Juve ha accorciato, ma poco dopo il nostro centravanti Gori ha colpito in ripartenza e segnato il terzo, cui è seguito il quarto ancora di Diakhate.
Diversa la finale. La Fiorentina ha provato a vincerla all’inizio, grazie alle incursioni sulla fascia sinistra di Sottil e alla regia di Diakhate. Ma si è presto capito che l’Inter era un avversario meno semplice. Pur mancando di alcuni titolari, era ben organizzata, aggressiva nel pressing. E voleva vincere. Questa volta ero in mezzo agli interisti, invero numerosi, a lungo silenti ma pronti a vociare in caso d’ipotetici errori arbitrali e a esultare per i gol. Ed ho patito la loro crescente allegria, sperando che alla fine si spegnesse così com’era incominciata. L’Inter ha presto preso il controllo della partita e non l’ha più ceduto. Gori, che contro la Juve aveva sostenuto il peso dell’attacco da solo, ha avuto a stento una palla buona ed è stato anticipato spesso dai difensori centrali avversari. Il gol a inizio ripresa di Sottil su assist di Maganjc è stato dunque una sorpresa. Ma la partita non è cambiata. Come contro la Juve siamo arretrati. L’Inter ha continuato a premere, ha giustamente pareggiato e poi segnato ancora su di un errore del nostro portiere.
L’impressione che mi è rimasta, mentre lasciavo lo stadio in anticipo, da solo, dopo il secondo gol dell’Inter, è di una certa incompiutezza e incostanza che hanno finito per coinvolgere sia il gioco di Bigica che le prestazioni dei giocatori più importanti, i Gori, i Sottil, i Diakhate. La potenza e l’agilità di Gori, la forza fisica e la tecnica di Sottil, le qualità superiori di Diakhate – giocatore duttile e universale che fa il regista, lancia, ma si muove anche in attacco, rendendosi pericoloso di piede e di testa e battendo le punizioni – ci sono, ma non sempre si mostrano. Finché non si sperimentano fuori dal recinto del calcio giovanile, sui campi veri di A, ma anche della serie B, finché non compiono il percorso a suo tempo già fatto da Babacar, Chiesa, Bernardeschi non potremo sapere esattamente chi sono.
E quanto a Bigica, la sua Fiorentina ha mostrato volti opposti: in taluni momenti è stata una squadra di attacco capace di intimorire l’avversario e di metterlo alle corde, in altri si è difesa a stento, con estrema fatica e praticando un catenaccio irritante, degno di Nereo Rocco.
di Ludwigzaller
Di
Redazione LaViola.it