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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller: La carogna

L’implacabile perfezionismo che già da bambino mi caratterizzava mi induceva ad odiare Tex, perché era “disegnato male”. So che mi attirerò con questa dichiarazione l’odio di alcuni, ma quelle tavole in bianco e nero mi sembravano approssimative; e le storie troppo ingenue. Alla fine scoprii la grande scuola dei disegnatori di storie di avventura francesi e belgi, che Mondadori raccoglieva in grandi album a colori, e in carta patinata, che uscivano con cadenza mensile, a costi non esattamente popolari.

Avevo dieci anni quando incominciai a tormentare i genitori perché me li comprassero. Fu il prologo all’adolescenziale frequentazione di Linus, dove trovai in seguito i Métal Hurlant, Hugo Pratt e Guido Crepax. I “belgi” producevano storie lunghe, sceneggiate con cura, disegnate con maniacale precisione. I personaggi erano il professor Mortimer, una sorta di esploratore di misteri che si muoveva tra le piramidi e Atlantide,  il pilota automobilistico Michel Valiant, l’investigatore Ric Roland. Straordinaria era la precisione con cui venivano disegnate le automobili, e non soltanto nelle storie di Valiant, e questo mi rimandava ad un’altra mia passione di allora, quella per i modellini e per le gare, non tanto di Formula Uno, ma dei prototipi.

Nelle storie di Dan Cooper si narravano le avventure di un pilota aeronautico e della sua pattuglia acrobatica. La pattuglia era formata da quattro aerei, che nelle esibizioni si disponevano a rombo. C’erano il caposquadriglia, le due ali e, nel lato inferiore del rombo, la charogne. Era costui il pilota a cui era attribuito il ruolo più difficile ed ingrato, dovendo volare nella scia degli altri aerei,  padroneggiando le turbolenze.

Compito delle ali era stupire il pubblico con le acrobazie più difficili e pericolose, un po’ come fanno gli esterni nel gioco alla spagnola. Se penso al falso nove mi viene invece spontaneo ricollegarlo alla carogna. Il fatto è che, come quello dello charognard,  il ruolo del falso nove è estremamente complicato. Chi lo svolge non deve stazionare in area come faceva il centravanti vecchia maniera, ma è obbligato ad accollarsi un complicatissimo coordinamento del lavoro altrui. Deve stare fuori area, ma essere capace di entrare in area al momento giusto, segnare in prima persona e far segnare gli altri con i suoi assist, aprire il gioco.

I falsi nove non nascono centravanti:  sono spesso rifinitori adattati. Nessun giocatore ama quella posizione in campo, anche quando gliene derivano grandi soddisfazioni professionali: Rossi avrebbe voluto accanto a sé un’altra punta, Jovetic recalcitrava.

E non tutti possono fare la carogna. Non era assolutamente in grado di sbrigare i compiti del falso nove, per fare solo un esempio, l’imponente e poco tecnico Mario Gomez. Poi è arrivato Kalinic, un falso nove praticamente perfetto e  senza difetti, per spirito di sacrificio, capacità di fare da collante al gioco della squadra come una maionese, senso del goal.

Nel momento in cui rischiamo di perdere la nostra charogne, il problema di trovarne un’altra si pone. Non ci sono tante carogne sul mercato, quelle buone costano tanto. Paradossalmente potremmo averne in casa una eccellente, però, Montella docet, nella persona di Federico Bernardeschi.

di Ludwigzaller

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