Connect with us

Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller: Inno

Nuovo post di Ludwigzaller che torna sulla scomparsa di Narciso Parigi e sull’inno che la voce viola ha lasciato alla storia della Fiorentina

Citazione facile ma doverosa. Scrive Proust ne I piaceri e i giorni: “Non disprezzate la musica popolare. Siccome essa si suona e si canta molto più appassionatamente di quella “colta” a poco a poco essa si è riempita del sogno e delle lacrime degli uomini. Per questo si deve rispettare. Il suo posto è immenso nella storia sentimentale della società. Il ritornello che un orecchio fine e educato rifiuterebbe di ascoltare, ha ricevuto il tesoro di migliaia di anime, conserva il segreto di migliaia di vite di cui fu l’ispirazione, la consolazione sempre pronta, la grazia e l’idea”. Parole che si addicono perfettamente a descrivere il sentimento che muove in chi lo ascolta il glorioso inno della Fiorentina cantato da Narciso Parigi.

Ma le canzoni hanno una storia e la storia di questa canzone merita di essere ripercorsa. Non si trattava inizialmente di un testo innocente. La Fiorentina nasce infatti come squadra fascista, l’idea era di sottrarre i giovani alla pericolosa propaganda bolscevica, coinvolgendoli, come attori ma anche come spettatori, nell’attività sportiva. È in questo contesto ideale che si mette a punto il progetto di un grande club calcistico, con i suoi gruppi organizzati di tifosi, il suo stadio e le sue canzoni. L’organizzazione dei tifosi si chiama Ordine del Marzocco, lo stadio, affidato a un grande architetto, si chiama Berta in onore di un giovane fascista perito durante uno scontro politico con i comunisti. Si narrava che Berta pur di non precipitare in Arno si fosse aggrappato al ponte, ma i suoi nemici gli avevano calpestato le dita fino a che non era precipitato. L’inno riecheggia i valori che il regime vuole propagandare, e contiene allusioni ai “campi della sfida dell’onore” e alla “vittoria”. Il “labaro” di cui si parla è il vessillo che i fascisti inalberavano. Le parole finali riecheggiano l’invenzione da parte dei fiorentini del gioco del calcio.

Sull’autore sussistono dubbi. Secondo Wikipedia si tratta di Enzo Marcacci, un ragazzo del 1919, che quindi nel 1931 ha appena dodici anni. Un volantino dell’Ordine del Marzocco ci rivela che il paroliere della canzone, che originariamente s’intitolava La canzone viola, è invece Marcello Manni. Manni era più vecchio di vent’anni rispetto a Marcacci, aveva combattuto nella prima guerra mondiale ed era stato decorato. In quell’occasione aveva modificato le parole di un canto goliardico trasformandolo nella Canzone degli arditi. Durante la repubblica di Salò lo troviamo a Venezia dove dirige il “Gazzettino”. Viene processato a fine guerra ma assolto.

Passano gli anni e la canzone perde la sua patina fascista, è allora che Narciso Parigi decide di inciderla. Viene ora eseguita prima e alla fine delle partite e si associa all’odore dei brigidini, al sole dei pomeriggi invernali e al clima di festa popolare che accompagnava il calcio di allora. Non c’è stato bisogno di cambiare le parole, perché quelle allusioni allo spirito bellico fascista hanno perso il loro significato originario, mentre l’attenzione si è spostata sull’ingenua esclamazione iniziale e sulla facilissima rima Fiorentina/regina. Il cantante la intona con semplicità popolare e il sorriso sulle labbra.

Mentre altre squadre si dotano di canzoni nuove, come quella romana di Venditti, a Firenze la canzone di Narciso Parigi resiste ed è sempre più popolare. Forse solo Santa Maria Novella di Pupo la potrebbe insidiare, magari con qualche adattamento. Anziché “la colazione con i bomboloni/e guai se parli male di Antognoni” si potrebbe cantare “la colazione a base di avocado/e guai se parli male di Cuadrado”.

1.016 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

1K Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie Il blog di Ludwigzaller

1K
0
Lascia un commento!x