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Il blog di Ludwigzaller: Indio

Ludwigzaller appoggia l’acquisto di Badelj e spiega il perché. Il croato è un giocatore che, come David Pizarro ai tempi, può sembrare impalpabile ma la quando manca si fa sentire

La linea che separa la fortuna dalla sfortuna, e la salute dalla malattia, è sottile. Il passaggio dall’una all’altra condizione avviene spesso di sorpresa e senza avvisaglie. David Pizarro superò questa linea il 12 marzo del 2015. Al Franchi giocavano per i quarti di Europa League Fiorentina e Roma. Nel primo tempo la Fiorentina dominò, esibendo il suo consueto gioco fatto di possesso palla e di geometrie. A comandarlo era Pizarro: le cronache riferiscono che fu il migliore in campo e che giocò una partita pressoché perfetta. Con una lunga rincorsa Salah mise una palla al centro per Ilicic che segnò il vantaggio.

La Roma era spaesata, De Rossi e Ljajic in serata nera. Poco prima che l’arbitro fischiasse la fine del tempo il Pek, così chiamato per la sua altezza non particolarmente elevata, si fece male. Non fu un infortunio eclatante, dovuto a un contrasto di gioco da punire col cartellino rosso. Chi osservava la partita dalla tv non si era neppure accorto che Pizarro non era più in campo, finché le telecamere non lo inquadrarono in panchina dove era andato a sedersi da solo. Ci sono momenti in cui i simboli e le metafore si confondono con la realtà fino a diventare una cosa sola. La carriera di Pizarro a Firenze finì quel giorno, anche se Montella ricorse ancora a lui sia con la Dinamo che col Siviglia. Al posto di Pizarro entrò Badelj che era arrivato a Firenze a inizio stagione ma che, per via del Pek, non era ancora riuscito a esprimersi come sapeva. La sfortuna dell’uno segnò la fortuna dell’altro.

Due giocatori diversi, due modelli di come interpretare il complesso ruolo del playmaker. Sempre presente nell’azione Pizarro, geniale nell’impostare e nei lanci grazie ai suoi piedi buoni, deciso e implacabile nel fermare gli avversari con i falli tattici. Brera teorizzava la superiorità degli atleti nordici per ragioni biologiche e genetiche, oltre che sociali e alimentari. Pizarro, un indio col nome di un conquistador, era la smentita più clamorosa delle teorie di Brera: tarchiato, ticcio, era infinitamente più efficace di qualsiasi esangue giocatore britannico, venuto su a fish and chips e marmellata d’arancia.

Badelj era ed è impalpabile, può sembrare che si assenti dalla partita, non ha colpi che incantino, ma funziona e, com’è stato scritto, la sua assenza si fa sentire: utilissimo e serio, è il contrario del badboy di cui si parlava di recente. Pek è stato forse il giocatore che ho più amato nella vecchia Fiorentina di Montella, anche se la concorrenza di Borja, Cuadrado e Giuseppe Rossi insidiavano quel primato.

La mia stima per Badelj, per quel che conta, non è in dubbio e il suo acquisto mi è parso una buona mossa. Ma le prime due partite di campionato suggeriscono che a Montella ancora manchi un autentico playmaker di personalità, che sappia rallentare il gioco o accelerarlo, fermare gli avversari quando ripartono e orchestrare i nostri attacchi. 

di Ludwigzaller

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