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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller: Groundhog day

Il 2 febbraio del 1886, apparve su di un giornale quotidiano di Punxsutawney, Pennsylvania, un breve trafiletto che recitava: “Al momento in cui il giornale va in stampa la bestia non ha ancora visto la sua ombra”. È questa la prima testimonianza scritta dell’usanza di osservare il comportamento di una marmotta in letargo per prevedere l’andamento della stagione. Se quel giorno il tempo è bello, la marmotta vede la sua ombra e, spaventata, torna a rifugiarsi nella sua tana. Se viceversa il tempo è nuvoloso, l’animale esce tranquillamente all’aperto. Come nelle nostre filastrocche sulla candelora, il fatto che il 2 febbraio il tempo sia buono è di cattivo auspicio e significa che l’inverno durerà ancora sei settimane.

Affascinante tradizione importata in America dalle comunità tedesche, la celebrazione del giorno della marmotta è al centro di un film sui paradossi temporali cui presta il volto quella che è a mio giudizio una delle più affascinanti maschere cinematografiche contemporanee, Bill Murray. Il titolo originale Groundhog Day è stato storpiato in italiano in Ricomicio da capo. Inviato dalla tv per cui lavora a fare la cronaca del giorno della marmotta a Punxsutawney, il protagonista arriva, trova posto in un albergo, riprende l’evento, mangia al ristorante, fa una serie di incontri. La mattina dopo, al risveglio nell’hotel, tutto quello che era accaduto il giorno prima invariabilmente si ripete, fino al più infinitesimo dettaglio. E così via nei giorni successivi. Fino a fargli temere di aver perso la ragione.

È un po’ quello che accade ai tifosi della Fiorentina, ma anche di altre squadre italiane, quando si presenta nel loro stadio la Juventus. La partita va avanti regolarmente, con occasioni da entrambe le parti, fino a che capita alla squadra di casa un rigore o una chiara occasione da gol. È a questo punto che la marmotta si materializza, nella forma di Chiellini, che sbracciandosi, protestando con l’arbitro e con il mondo, buttandosi per terra in preda alle lacrime, con le buone o con le cattive, riesce a far annullare la rete o a non far battere il rigore. Dopodiché si riprende e la Juve vince la partita. Esistono diverse varianti dello schema: alla Juve può essere convalidato un goal irregolare, o risparmiata un’espulsione sacrosanta. Ma l’esasperante conclusione è invariabilmente la stessa.

Non ci sono complotti da scoprire, probabilmente, e neppure passaggi di denaro o corruzione. Domenica scorsa l’arbitro di FiorentinaJuventus ha decretato il rigore a nostro favore senza problemi, chi controllava il Var era d’accordo con lui e la procedura per battere il rigore è iniziata. In quei pochi minuti però nei cuori dei direttori di gara sono sorti inquietanti sensi di colpa, accompagnati da timori per il proprio futuro. Si sono immaginati poveri, reietti, abbandonati da tutti, costretti a elemosinare, privati della splendida carriera di arbitri internazionali cui giustamente aspiravano, per aver fatto un torto alla Juventus in lotta per lo scudetto. Hanno disperatamente cercato il rimedio nelle immagini registrate, e bene o male l’hanno trovato.

Oggi il calcio si vende nel mondo, le partite della Premier League sono viste in Asia, in America, in Africa, da spettatori che amano il bel gioco, le partite regolari e combattute, i campionati con molti competitori. Si può vendere a questi spettatori una Serie A che si muove con la logica del giorno della marmotta?

di Ludwigzaller

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