Una storia dell’equilibrio dovrebbe tener conto delle molteplici sfumature che la parola contiene in sé e spazierebbe dalla scienza alla fisiologia, all’economia, alla politica, includendo la legge di Archimede sul galleggiamento, gli esperimenti di Galileo sui gravi, ma anche l’equilibrio alimentare, la legge della mano invisibile di Adam Smith e le teorie storico-politiche che si ponevano come scopo l’equilibrio di un sistema di stati (perdura tra gli storici l’idea che Lorenzo il Magnifico fosse l’ago della bilancia della politica italiana del Quattrocento, benché personalmente non ne sia certo).
Quando penso all’equilibrio vedo davanti agli occhi la Madonna di Brera di Piero della Francesca sul cui capo pende un uovo, e mi lascio affascinare dal “supremo equilibrio di quell’uovo che, pendendo dalla conchiglia, stampa il proprio candore in una sinfonia di grigi” (Calvesi): una delle cose per le quali vale la pena vivere, come le pere di Cézanne, l’Educazione sentimentale di Flaubert e gli occhi di Tracy, avrebbe detto il Woody Allen di Manhattan.
Nel calcio l’equilibrio è in definitiva lo scopo di ogni sistema di gioco, dal catenaccio al gioco all’olandese. Una squadra equilibrata, e non sembri una banalità, segna goal più di quanti ne subisca e di conseguenza vince le partite. Non importa se per 1-0 o per 4-3. Una squadra non equilibrata può di volta in volta essere troppo sbilanciata in avanti, dunque segnare ma anche subire molti goal, o, viceversa possedere una perfetta fase difensiva ma essere avara di segnature.


Ma che è accaduto? In tre partite giocate con il nuovo assetto la Fiorentina ne ha vinto una trionfalmente ad Empoli (correndo peraltro dei rischi), ma ha perso le due successive incassando ben 5 goal nella prima mezz’ora dei rispettivi incontri ed altri due nei finali. Insomma l’equilibrio ancora non si vede, tanto che l’attenzione dei critici si è spostata sul centrocampo: due centrocampisti ora sembrano pochi e a Sousa si consiglia da più parti il 4-3-3. Personalmente non gli consiglio nulla, ma mi limito a ricordare, appunto, che un calcio senza un proprio equilibrio, comunque raggiunto, non è un calcio vincente.
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Di
Redazione LaViola.it