Ludwigzaller parla del maestro Ennio Morricone, scomparso in pochi giorni fa all’età di 91 anni
In principio c’è un cavallo rosso che galoppa su di uno sfondo nero. Si aggiunge un cavaliere, poi altri uomini a cavallo. Il cavaliere isolato imbraccia un fucile e spara. La musica si modella sulle scene che scorrono. Lo scalpitare dei cavalli diventa la base ritmica della colonna sonora. I colpi di fucile segnalano la conclusione delle frasi musicali. Il tema principale è affidato a un fischio che rimanda a un mondo musicale povero e popolare, italiano più che americano si direbbe. In seguito Morricone farà un uso analogo dell’ocarina e dello scacciapensieri. Cresciuto alla scuola di un musicista serio, di conservatorio, come Goffredo Petrassi, Morricone sa che nella musica contemporanea i rumori della vita quotidiana possono convivere con i suoni, farsi suoni essi stessi e amalgamarsi in unico tessuto musicale, che strumenti umili e musiche per banda possono arricchire un’opera come la Turandot o una sinfonia di Mahler.
L’arte contemporanea deve produrre shock, forti emozioni. I western di Leone mirano a determinare uno shock negli spettatori con i colpi di scena e i duelli. La musica asseconda queste novità. La musica da duello è una specialità di Ennio e si risolve in lunghi assoli di tromba, lo strumento da lui studiato. La frase musicale iniziale de Il buono il brutto e il cattivo irrompe sulla scena come il grido di un falco.
Il timido superbissimo Ennio, così convinto del suo valore da non ritenere opportuno di vantarsene o di pubblicizzarlo, è già allora un musicista eccezionale: possiede l’orecchio assoluto, non ha bisogno di riascoltare al pianoforte le sue composizioni, perché la musica ce l’ha nella testa e la traduce direttamente sullo spartito. Col tempo si dimostrerà capace di dire di no anche ai più grandi registi se la proposta non lo convince. È maniacalmente puntuale e preciso nei complessi arrangiamenti.
Lo sviluppo della sua arte compositiva insegue i sempre più ambiziosi obiettivi di Leone, che ora si è messo in testa di raccontare la bellezza del nuovo mondo americano e l’eroismo e la violenza dei colonizzatori. Il respiro musicale si allarga e il ricorso alla forma sinfonica è più frequente. In Il buono il brutto e il cattivo Eli Wallach si aggira tra le tombe di un cimitero militare: il commento musicale di Morricone, L’estasi dell’oro è uno delle più grandi e struggenti narrazioni musicali di tutta la storia del cinema. Nei temi di C’era una volta il West (1968) e di Giù la testa (1971), l’uso dei cori e della voce umana ricorda certe composizioni dei Pink Floyd: The Great Gig in the Sky è del 1973. Strepitose voci femminili si esibiscono in esperimenti di alta acrobazia vocale, ripetuti anche dal vivo, Clare Torry per i Floyd, Edda dell’Orso e Susanna Rigacci per Ennio.
Quando Leone decide di cambiare tutte le carte in tavola e di dedicarsi a una storia di giovinezza, amore e ricordi, Morricone lo segue, o addirittura lo precede, componendo i temi intimi e nostalgici che seguono i tormenti del giovane Noodles in C’era una volta in America. Ma Morricone non è solo il compositore dei film di Leone. Lavora con altrettanto profitto per Tornatore, per Mission di Joffé, per Sacco e Vanzetti. Ed è capace di creare colonne musicali di qualità altissima anche per film non memorabili come Il clan dei Marsigliesi.
Dai cinema di periferia in cui vedevamo da bambini i duelli di Clint Eastwood, ai ritorni di Noodles a New-York e del Salvatore di Nuovo cinema Paradiso in Sicilia, a Deborah, la ragazza che tutti abbiamo amato, Ennio ha scritto una sorta di colonna sonora delle nostre stesse vite.
di Ludwigzaller
In copertina: Jennifer Connelly come Deborah in C’era una volta in America

Di
Redazione LaViola.it