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Il blog di Ludwigzaller – Dubbio

  • Ludwig

I dubbi di Prandelli e le responsabilità di Commisso nell’analisi di Ludwigzaller

Per molti anni sono stato un ammiratore dei dubbiosi e degli incerti, quella razza di uomini di cui Montale dice che non sanno esattamente chi siano e cosa vogliano. Sono uomini diversi dagli altri, dalla maggioranza di coloro che se ne vanno “sicuri e a se stessi amici”, senza curarsi delle ombre che la canicola stampa sui vecchi muri. E di ombre ha parlato esplicitamente Prandelli. 

Impossibile definire esattamente i motivi delle sue dimissioni. La sua stanchezza l’aveva dichiarata già dopo la partita vinta con il Benevento. E di nuovo era emersa dopo il Milan, quando non si è presentato in conferenza stampa. Che Prandelli fosse un uomo sensibile, che coltivava dubbi e incertezze, era noto. Aveva iniziato dicendosi sicuro del valore della squadra, di cui a suo parere Amrabat era il motore. Col tempo si era reso conto che i mali della Fiorentina erano più profondi. Di qui certe decisioni molto dolorose, come l’esclusione dello stesso Amrabat. Un dramma sportivo, una svolta inaspettata nella carriera di un giocatore in ascesa e molto ambizioso. Sicché alla fine il rasoio di Occam ha finito per ferire prima di tutto lui. Intendiamoci, il caso di Amra è il più clamoroso, un segnale evidente delle sofferenze di una squadra che perde e non si ritrova. Siamo tutti stanchi, d’altronde, in questo momento storico. Lo sono io prima di tutti. Certe volte mi ritrovo a fissare la pagina senza riuscire a scrivere niente. Nella prima fase del Covid il suo paese natale, Orzinuovi, fu duramente colpito, Cesare perse di colpo tanti amici. La malattia silenziosamente ci assedia, se siamo fortunati non ci tocca. Coltiviamo l’illusione di una vita normale, ma sappiamo che non è così, che ci sono persone che in questo momento stanno soffrendo e che potrebbe capitare anche a noi. 

Qualche parola è giusto spenderla a questo punto anche su Rocco Commisso. Credo che Rocco sbagli quando afferma che la Fiorentina è sua e che siccome mette i soldi ha diritto di fare quello che crede. Anche disfare uno stadio storico, in una città come Firenze ogni pietra della quale ha un valore o cambiare vorticosamente e con un certo capriccio giocatori e allenatori, dando l’impressione di voler fare di testa sua. La Fiorentina non è uno yacht di settanta metri o una villa da arredare, è un bene collettivo, di cui in questo momento Commisso è temporaneamente l’amministratore. Deve trattarla con estrema cura e attenzione. Per adesso non sempre è accaduto.  

di Ludwigzaller

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