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Il blog di Ludwigzaller – Draft

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Michael Jordan

È giusto che una squadra vinca per un decennio di fila lo scudetto? La domanda di Ludwigzaller

Il 20 agosto 2020, a Bristol (Connecticut), negli studi ESPN, si è svolta una singolare cerimonia, nota come Draft NBA. Nel draft i migliori giocatori dilettanti provenienti dalle università vengono assegnati alle squadre professionistiche di basket, secondo un principio egualitario. La prima scelta spetta alle squadre che nella classifica del campionato precedente son arrivate nelle ultime posizioni. Anthony Edwards, ad esempio, guardia dei Georgia Bulldog, dopo essere stato dichiarato eleggibile per il draft, è stato tesserato dai Minnesota Timberwolves di Minneapolis che nella NBA del 2019 si erano piazzati penultimi. Il sistema del draft contraddice il principio in base al quale ogni squadra professionistica ha diritto ad acquistare sul libero mercato i giocatori, purché ne abbia i mezzi economici. Inventata nel 1984 la Draft ha cambiato la storia del basket in Usa. Fu grazie al draft che quell’anno i Chicago Bulls ebbero la possibilità di tesserare un giovane di nome Michael Jordan. Il draft riduce il gap tra le squadre più forti e le più deboli. E rende il campionato più combattuto, dunque più attraente per il pubblico e per gli sponsor. Immaginiamo cosa sarebbe accaduto in Serie A se lo Spezia avesse avuto la prima scelta per l’acquisto di Sandro Tonali. 

Nel suo Freedom and organisation (1935) il filosofo Bertrand Russell spiegò che il sistema capitalistico, per funzionare, ha bisogno di correttivi. Nell’America dell’Ottocento le società che controllavano le linee ferroviarie avrebbero potuto ridurre alla fame i piccoli agricoltori del West se non fossero state introdotte leggi che ne limitavano il potere monopolistico. La guerra contro i monopoli continua ancora. Amazon e Apple ne potrebbero essere vittime se si stabilisse che la loro posizione è dominante ed essere ridotte a uno spezzatino di più società. 

Nel 1930 a essere sospettato di posizione dominante fu un ciclista, Alfredo Binda. Binda aveva vinto quattro giri tra il 1925 e il 1929. Gli avversari si lamentavano del suo strapotere. Emilio Colombo, direttore della Gazzetta dello Sport, prese il toro per le corna. A Binda fu offerto, in cambio della rinunzia a partecipare al Giro, un risarcimento pari a quanto avrebbe potuto guadagnare vincendo tutte le tappe e la classifica finale. Ventiduemila lire, una somma enorme. Binda strappò anche il diritto di partecipare durante il Giro alle Sei giorni in pista, mentre si preparava per il Tour. 

Dal 2011 la Juventus si è aggiudicata tutti gli scudetti. All’origine di quelle vittorie c’è stata una combinazione di fattori: crisi delle squadre concorrenti, migliore organizzazione sportiva e investimenti; nonché un certo occhio di riguardo degli arbitri di cui tanto si parla. Per la prima volta quest’anno la Juve potrebbe mancare gli obiettivi stagionali, lo scudetto e la Champions, da cui ieri sera è uscita. Non c’è dubbio che il movimento calcistico italiano ne potrebbe trarre vantaggio. Un campionato non ipotecato dalla Juve è più appassionante, più combattuto, più coinvolgente per gli spettatori che seguono il torneo in tv da tutto il mondo. 

di Ludwigzaller

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