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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller – Don Cecè

  • Ludwig

Fantasia gattopardesca di Ludwigzaller

Donnafugata, aprile 1860

Il maestro elementare Don Vincenzo Italiano detto Cecè era come ogni sera intento a leggere e studiare. Don Cecè era un uomo incanutito ma ancor giovane, una leggera pinguedine dovuta a una vecchia passione per il Marsala e i cannoli lo affliggeva. La sua disordinata scrivania era cosparsa di libri, la maggior parte dei quali erano consunti, scompaginati, sottolineati e pieni di note. Erano i libri più moderni e alla moda, Rousseau, Voltaire, Mazzini, Foscolo e un tal giovane poeta marchigiano, il Conte Leopardi. C’era anche una Vita di Napoleone dello Stendhal. Quanto bastava, sotto i Borboni, a classificarlo come un sovversivo. Da tempo si diceva in paese, d’altronde, che sobillava il popolo, con riunioni segrete cui partecipavano i notabili ma anche i braccianti. Si parlava di diritto di voto, di distribuzione delle terre, persino (Dio non lo voglia!) di Repubblica.

Bussarono alla porta. Era Don Paolotto, proprietario terriero che condivideva le idee di Don Cecè ma prudente e timoroso. Teneva in mano un foglio volante a stampa, l’equivalente di ciò che un secolo dopo si sarebbe chiamato un volantino. 

-È roba vostra questa, Don Cecè?

-Per carità Don Paolotto, io non l’ho mai visto.

-Eppure l’hanno vista che li distribuiva in paese!

-Vede – proseguì Don Paolotto – io con queste idee sarei anche d’accordo, ma se quello che lei ha scritto viene agl’occhi e all’orecchie della Guardia Borbonica, rischiamo di finire tutti in galera. E qualcuno impiccato.

Don Cecè provò a rispondere ma l’altro era un fiume in piena.

-Vede Don Cecè quando la gente andava in chiesa ed era timorata d’Iddio, e seguiva i consigli di quei buoni religiosi, Fra Beppe e Fra Cesare, queste idee francesi non circolavano, e si stava tutti in pace. Voi volete attaccare e va bene, ma con la fase difensiva come la mettiamo? Senza contare quei notabili di paese borbonici nell’anima che l’hanno più volte minacciata. Il Principe Fabrizio per adesso non si è pronunziato, è uomo generoso ma impaziente, lo conosce! Ma quel che mi fa più arrabbiare è quella fanfaluca di Garibaldi che sbarca in Sicilia, più facile Berardi alla Fiorentina, vede!

Albeggiava e scesero in paese, per acquistare il giornale che arrivava da Palermo.

Don Paolotto aprì il giornale e lesse. 

Un atto di pirateria flagrante veniva consumato Maggio mercé lo sbarco di gente armata alla marina di Marsala. Posteriori rapporti hanno chiarito esser la banda disbarcata di circa ottocento, e comandata da Garibaldi. Appena quei filibustieri ebbero preso terra evitarono con ogni cura lo scontro delle truppe reali, dirigendosi per quanto ci viene riferito a Castelvetrano, minacciando i pacifici cittadini e non risparmiando rapine e devastazioni… etc. etc…”.

 -Ma allora… – ebbe il tempo di balbettare Don Paolotto.

-Sì- disse don Cecè.

E quelle furono quasi le uniche parole che pronunciò quella sera.

di Ludwigzaller

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