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Il blog di Ludwigzaller

Il blog di Ludwigzaller: Crisi

Mi ricordo di quel giorno. Stavo ascoltando distrattamente le notizie alla tv: incidenti automobilistici, strade bloccate, un parto plurigemellare. Insomma le solite cose. Ad un certo punto il giornalista disse: ci giunge poi una notizia dall’America, è fallita Lehman Brothers.

Per quel poco che sapevo mi parve un fatto di enorme importanza, ma la giornata continuò a scorrere normalmente ed anche i telegiornali della sera non dedicarono al fatto troppo spazio. Si vedevano gli impiegati privi di lavoro che liberavano le scrivanie e girovagano con grandi scatole di cartone tra le braccia. Il seguito è noto: il fallimento delle banche americane che finanziavano i mutui sulle abitazioni, il lento sprofondare dell’economia occidentale in una crisi che dura da otto anni. Le società preindustriali conoscevano crisi ricorrenti e temporanee, che di solito erano caratterizzate da epidemie e carestie. Le crisi finivano e la vita riprendeva normalmente.

Alla fine del Quattrocento, però, un mercante veneziano annotò sul suo diario un fatto che era avvenuto in un’altra parte del mondo: era stato scoperto un nuovo modo per far arrivare in Europa le spezie dal lontano Oriente, via mare, saltando la mediazione del Mediterraneo e quindi dell’Italia. Sembrava un fatto da nulla, ma la decadenza dell’Italia incominciò così. E fu strutturale, cioè durò dei secoli.

Dobbiamo domandarci se la crisi attuale sia strutturale o congiunturale. L’impressione è che si tratti di una crisi strutturale, la cui durata non è facile da prevedere. Quando una parte del mondo è in crisi altre parti del mondo prosperano. Nel Seicento l’Italia soffriva ma l’Olanda era prospera. Oggi l’Europa e gli stessi Stati Uniti fanno fatica, ma la Cina cresce a livelli esponenziali. Aggiungiamo a questo quadro le migrazioni di massa e capiremo come mai i governi sono dappertutto oggetto di contestazioni.

I segnali quest’anno sono stati precisi: l’Inghilterra ha scelto di uscire dalla Unione Europea, gli Stati Uniti hanno optato per Trump. Presto le stesse scelte potrebbero caratterizzare altri paesi europei, la Francia, ad esempio, la Spagna e l’Italia. Non traggano in inganno i quesiti costituzionali. È delle strategie per affrontare la  crisi che si è deciso. Il governo ha proposto riforme che potevano arginare ma non bloccare la crisi ed i suoi effetti in Italia. Gli oppositori, da punti di vista diversi, lamentavano, non senza ragione, che per adesso nessuna ricetta aveva funzionato.

Continuiamo ad essere poveri: e non c’è alcuna prospettiva di miglioramento. L’ideologia e la politica hanno un grande peso nel voto: ma la prospettiva della miseria ne ha di più. Il dominio spagnolo in Italia fu sopportato fino a quando gli spagnoli non fecero a più ripresa bancarotta e ci fu in tutti i paesi da loro controllati una crisi economica epocale. Fu allora che, un po’ dappertutto, si scatenarono rivolte come quella napoletana di Masaniello.

Al momento del voto non è prevalsa la speranza che gli strumenti della nostra tradizione politica potessero ancora servire a migliorare le cose, ma piuttosto il desiderio di aprire una fase di instabilità, che preluda a soluzioni nuove, peraltro non troppe chiare neppure nella mente di chi le sostiene. Per quanto mi riguarda confesso di essere più pessimista di un tempo: la durata eterna della crisi ed i colpi subiti dalla nostra economia, le stesse reazioni politiche in America ed in Inghilterra, mi fanno temere che la visione apocalittica che ho sempre esorcizzato si possa materializzare.

C’è comunque un paradosso su cui vorrei attirare l’attenzione. Renzi ha contato gli elettori di un suo potenziale partito: si tratta del 40% dell’elettorato italiano. Non poco, se si considera che ad eventuali elezioni politiche quelli che hanno votato no non si potranno presentare uniti. Domenica intanto al Franchi la Fiorentina ha vinto all’ultimo istante, una vittoria che non rende felici. Il tema dell’equilibrio non ancora pienamente raggiunto da Sousa e dai suoi è stato al centro delle analisi della stampa. Con il Palermo Sousa ha scelto di schierare una squadra votata all’attacco e dunque sbilanciata. La classifica però è più corta: abbiamo recuperato su Torino, Inter, Atalanta, Lazio e ci avviciniamo a quel recupero con il Genoa che nel bene o nel male ci toglierà ogni alibi e mostrerà la nostra vera posizione nel ranking.

Due parole per spiegare questo post. Prima di tutto si tratta di un mio punto di vista personale che naturalmente non è il punto di vista “ufficiale” di LaViola.it. In secondo luogo, è vero che ho esposto una mia opinione. Niente vieta però a chi commenta di contestarla e contestarmi. In sostanza lo spirito è quello di quei “forzuti” che nei luna park di una volta sfidavano gli spettatori a metterli ko.

N.B.: Il blog di Ludwigzaller ha la sua sezione sul nostro sito. Lo potete trovare nel menu in alto sotto News, o in homepage nel blocco centrale degli Approfondimenti situato sotto la “cascata” delle notizie, cliccando su “Il blog di Ludwigzaller”.

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