Questa settimana Ludwigzaller nel suo blog analizza l’arrivo di Boateng e il fascino dei badboys
Il concetto di badboy, se non mi sbaglio, è abbastanza recente. Fino a una certa epoca nella letteratura i buoni sono buoni e i cattivi cattivi. Ognuno gioca il proprio ruolo nella commedia. Il compito dei buoni è sconfiggere i cattivi e l’happy end della storia ratifica la vittoria del bene sul male. Affinchè il male venga rivalutato e se ne colgano le complesse sfumature debbono passare secoli. E se in Dickens, come in Manzoni, i cattivi sono perfidi senza ritegno, in Cime tempestose di Emily Jane Brontë il tormentato personaggio di Heathcliff assume nella storia, contemporaneamente, il ruolo della vittima e quello del carnefice. È questo uno dei primi segnali che le cose stanno cambiando, che anche l’idea di malvagità sta diventando relativa. Si può essere malvagi perché altri sono stati cattivi con noi o perché siamo stati vittime delle circostanze della vita, o infine perché il bene e il male si fondono e si mescolano inestricabilmente. I badboys sono trasgressivi, affascinanti, perversi. Rubano le ragazze di buona famiglia ai futuri mariti come in Pic-nic di Joshua Logan o in Gioventù bruciata. Sono i vampiri buoni di Twilight. Don Rodrigo avrebbe tutto per essere un moderno badboy ma Manzoni non se ne accorge, o quantomeno non rende esplicita questa interpretazione. Stesso discorso per la monaca di Monza Gertrude.
E certo è lunga la storia di coloro che si sono guadagnati la fama di badboy nel calcio da Gascoigne a Meroni. Pochissimi però ne erano transitati da Firenze, visto che la carriera del velenoso Benito Lorenzi si era svolta all’Inter di Milano. Unica eccezione quell’Edmundo i cui tratti fisici ci fanno pensare a un moderno Heathcliff. Superata di slancio la minaccia di Cassano, da sempre un pupillo di Corvino, e non del tutto fugata l’eventualità che arrivi Balotelli, quest’anno ci ritroveremo in casa due badboy acclarati come Boateng e Naiggolan, accreditati di comportamenti poco ortodossi in campo e fuori, giocatori talentuosi ma accompagnati da un’aura di maledetti e da leggende nere, idoli, non importa dirlo, delle donne. A prima vista in un mondo professionistico dove i guadagni sono per tutti molto cospicui il badboy non dovrebbe avere problemi a essere accettato dai compagni. Nello sport prevale però una logica di gruppo. Le regole sono uguali per tutti. I Cassano che arrivano in ritardo di due ore all’allenamento o gli Edmundo che hanno nel contratto la possibilità di andare al carnevale diventano odiosi e vengono bollati come traditori. L’obiettivo sportivo si raggiunge solo se si è uniti, i privilegi sono considerati inammissibili. D’altronde nel precedente triennio a Firenze, Montella ha potuto gestire una squadra composta da professionisti serissimi, che in generale si allenavano con regolarità, ed erano leali. Non a caso hanno lasciato splendidi ricordi e sono stati celebrati con serenate al momento della partenza. Boateng può farci molto comodo, e in molti già sognano le discese palla al piede e i contrasti di Nainggo, ma speriamo di rivedere anche un Borja Valero dalle nostre parti.

Di
Redazione LaViola.it