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Il blog di Ludwigzaller: Achille

Ludwigzaller paragona la vicenda mitologica di Achille con quella di mercato del croato Pjaca

La storia è narrata nell’Achilleide di Stazio. Gli eroi greci si preparano per la guerra di Troia, Ulisse pronto a mettere in gioco la sua astuzia, Agamennone a sacrificare sua figlia Ifigenia per permettere alle navi di partire. Manca Achille e non è una mancanza da poco, considerando le sue qualità di guerriero.

Ma la ninfa Tetide, che di Achille è la madre, sa che Achille ha un difetto di fabbricazione che potrebbe essergli fatale. Quando Teti l’ha immerso nelle acque del fiume Stige per assicurargli l’invulnerabilità, il bambino era tenuto per il tallone, che quindi è rimasto asciutto. Chi lo centrasse al tallone con una freccia o un giavellotto potrebbe ucciderlo.

Educato dal centauro Chirone, Achille ha però un istinto di killer irrefrenabile, le armi gli piacciono moltissimo, è nato per uccidere. L’idea della madre, allora, è di chiuderlo in un gineceo fino a che la flotta degli Achei non sia salpata. Licomede, re di Sciro, si presta al gioco.

Achille viene vestito come una fanciulla e si mescola alle figlie del re. Lo chiamano CerciseraEssa o Pirra, la Fulva, perché ha i capelli biondi (una singolare teoria vuole che i poemi omerici siano ambientati nel Baltico). Un caso di travestitismo, ma Achille non ha perso la sua mascolinità, si unirà alla figlia di Licomede e partorirà Pirro, uno dei personaggi in assoluto più antipatici di tutto il ciclo omerico (è quello che decide di uccidere il figlio di Ettore buttandolo giù dalle mura di Troia).

Ulisse però non ci sta. Achille deve essere della partita a Troia, altrimenti, come ha previsto l’indovino Calcante, la guerra sarà perduta. Assieme ad Aiace e Nestore si reca alla corte di Licomede. I tre si presentano come mercanti di stoffe e gioielli. Ma in mezzo alle stoffe Ulisse ha nascosto delle splendide armi di bronzo. Achille, non appena le vede, ne rimane affascinato e, impugnandole, si tradisce. Partirà per Troia e andrà incontro al suo destino.

La storia ricorda un po’ quella di Pjaca. Arrivato in Italia con la fama di essere uno straordinario campione, Pjaca s’infortuna subito e resta fuori dai giochi. Altri lo superano nelle gerarchie juventine. Guarisce, arriva ai mondiali, ma anche in quell’occasione il commissario tecnico della Croazia gli preferisce Rebic.

A Pjaca restano qualche minuto della finale e il tempo di prodursi in un geniale assist. Pjaca insomma è rimasto a lungo nascosto, come Achille nel gineceo di Licomede, e questo favorisce il progetto di Corvino, che potrebbe acquistarlo per una cifra ancora abbordabile, in attesa che metta in mostra le sue doti di guerriero, che non dovrebbero essere inferiori a quelle di Achille. Il destino ci ha favorito: per tutta la durata dei mondiali mi sono augurato che non giocasse. Sarebbe bastato un goal nella finale per farne raddoppiare il valore, mettendolo fuori della nostra portata.

È naturale però che non si possa nemmeno pensare di prenderlo in prestito secco, rinunciando in partenza a ogni suo possibile aumento di valore. Gli Achei certo non avrebbero accettato una soluzione del genere. La guerra di Troia durò dieci anni, il contratto di Achille era dunque molto lungo. Purtroppo non s’intesero sui benefit e nacque quella storia della schiava Briseide, che lo spinse a chiedere la rescissione e ne scatenò “l’ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei”.

di Ludwigzaller

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