Secondo Rocco54 ai tifosi viola manca lo spirito che si viveva sugli spalti del Franchi in C2
Come può essere che un tifoso viola possa uscire dal Franchi, contento come una Pasqua, dopo aver assistito alla sconfitta della sua Fiorentina? Si direbbe: ”Glià daho di barta i’ cervello”. Ma non quella volta, perché quel tifoso ero io, e avevo visto Florentia Viola-Pisa, finita 0-1, ma quella sera il risultato era l’ultima cosa che mi premeva.
Gente! Eravamo usciti dalla terapia intensiva (concetto ahimè familiare di questi tempi). Eravamo ri-nati, era quella la cosa più importante. I successi sarebbero venuti dopo, o almeno questo si pensava, e il solo riaprire gli occhi in quel momento ci faceva felici: il Giglio rosso in campo bianco (il logo + bello del Mondo, ricordatevelo) sulla maglia viola tornava a fiorire.
Era una bellissima calda serata quel 21 agosto 2002, c’erano trentamila cuori che battevano per la Viola. Del Pisa non ce ne fregava un ca…, nulla, ci potevano essere anche i marziani al posto dei pisani, non avremmo percepita la differenza. Le due tifoserie si sfidarono mostrando quello che sapevano fare. Quella del Pisa non perse l’occasione per pigliarci per il… sellino, approfittando di una cosa più unica che rara: l’essere una categoria sopra di noi. Noi ripartenti dalla C2 e loro in C1 con aspirazione alla B.
Dal settore dei pisani apparve una enorme croce e sotto una scritta terribile, indirizzata alla Fiorentina: “Riposa in pace”. Lo stadio ovviamente era una enorme selva viola, ma a caratterizzare la serata furono i poderosi “bau bau” che gli spettatori di fede viola indirizzarono al presidente del Pisa. Sì, al presidente, che altri non era che un pastore tedesco, nel senso di cane: Gunther. Una splendida serata all’insegna di quell’ironia che è il sale dei toscani, e in particolare di quello spirito che non è mai mancato ai fiorentini, perfino nei momenti drammatici.
Ho ripescato questo episodio per dire che a Noi manca oggi quello spirito. Eppure ora viviamo una situazione nettamente più leggera. Dopo tre anni siamo usciti dal pantano della B e, seppur balbettando, aspiriamo anche a ritornare in quell’Europa che da troppi anni ci sembra quasi un miraggio. Ad annichilire quello spirito, di quasi ormai vent’anni fa, è l’assenza totale di titoli vinti, anche i meno prestigiosi. Siamo più “benestanti” di allora, ma siamo più “scarichi” di quando la Fiorentina in C2 faceva quasi 17.000 abbonamenti: roba da drogati!
I proprietari che hanno preceduto Commisso, sui primi tempi sembravano pure entusiasti, ma via via che il tempo passava si sono dimostrati perfino irritati e irritanti. Come succede spesso, nelle cose degli uomini, dopo la caduta di un “tiranno” segue l’arrivo trionfale, esagerato, del nuovo arrivato. Così abbiamo accolto il povero emigrante, tornato in madrepatria straricco “a miracol mostrare”, alla stregua del granduca illuminato Pietro Leopoldo e consorte.
Rocco Commisso a Diego Della Valle “non gli somiglia pe’ gniente”. Ama essere amato così come “odia” chi intralcia i suoi progetti che poi alla fine si riducono a una parola sola: cemento armato. Noi, che siamo il popolo viola, che esistevamo ancora prima che lui nascesse, vorremmo vedere invece la nostra squadra, se non proprio Regina, perlomeno presidente del senato o della camera, ministro d’un qualche cosa. Insomma, si vorrebbe ritornare a vincere qualcosa maremmamaiala.
I segnali che ci arrivano dalla sua gestione ci buttano però in confusione, con la conseguenza che siamo una tifoseria spaccata, nel valutare le sue azioni per non parlare delle sue parole. Quando apre bocca è secondo soltanto a Cossiga, che quando “esternava” faceva tremare le gambe di tanti, compresi quelli del suo partito.
Ad aggravare il rapporto che abbiamo con lui è la vicenda-Vlahovic. Non voglio entrare ora nell’argomento ma è un contraccolpo che non ci voleva e, sul momento, siamo tutti col fiato sospeso in attesa di uno scatto d’orgoglio dei giocatori rimasti e della buona riuscita di quelli appena arrivati.
Se una rondine non fa primavera bisogna pur pensare che un giocatore non fa una squadra, tanto è vero che con “quel giocatore” in campo abbiamo perso comunque otto partite. Siamo una squadra imprevedibile e le vittorie e le sconfitte stanno lì a dimostrarlo.
Noi popolo viola-dipendente facciamo la nostra parte, guidati da quel sano fanatismo espresso dal nostro stupendo Inno Viola. Dobbiamo ricompattarci, dobbiamo ritirare fuori da quel polveroso baule finito in soffitta… lo spirito dei bau-bau.
di Rocco54

Di
Redazione LaViola.it