Paolotto riflette sulla lunga pausa per i Mondiali che attende tutte le squadre. E in particolare, su quanto potenzialmente potrebbe far comodo alla Fiorentina
Dopo quella, eccezionale, per il Covid, arriva una nuova sospensione del campionato per i Mondiali. Un mese e mezzo, dal 13 novembre al 4 di gennaio. Ma a differenza del 2020, questa volta l’interruzione non giunge imprevista. Lo si sa da tempo, e da tempo in tanti si interrogano sulla stranezza di far disputare il campionato del mondo di calcio fra novembre e dicembre. Ma ormai è così, e possiamo anche immaginare facilmente come siano andate le cose. La ricaduta sul calendario dei campionati nazionali non è trascurabile. Sicuramente gli allenatori ne avranno tenuto conto fin dall’inizio della stagione e non si faranno trovare impreparati. Figuriamoci il nostro, che è fra i più solerti.
Ma questa pausa offre anche delle opportunità. Ci si può sedere a riflettere sul terzo abbondante di campionato che sarà già trascorso quando saremo arrivati al 13 di novembre. Se ci fermassimo ad oggi, sarebbe un bilancio magro, col nostro punticino virgola otto di media a partita, con le nostre cinque sconfitte, quattro pareggi e tre vittoriuzze striminzite contro le ultime due in classifica e la quint’ultima. Con l’approccio non esaltante in Conference League. Ma può darsi che le prossime tre partite con Sampdoria, Salernitana e Milan possano migliorare un po’ la situazione.
Una volta fatta questa analisi, si dovrebbe approfittare della pausa per rimeditare varie questioni. Bisognerebbe domandarsi come è stata costruita questa squadra, se si sarebbe potuto far meglio nel metterla su, se comunque l’allenatore avrebbe potuto ricavarci dei risultati migliori, e se – visto che l’inizio della stagione è stato deludente – è ancora possibile trovare dei correttivi. Finora l’incedere vorticoso degli impegni, anche infrasettimanali, ha impedito a tutti, anche all’allenatore, di riflettere con calma. Ora si avvicina questo mese e mezzo di sosta e allora le riflessioni possono e devono essere serie e approfondite.
Servirebbero anche delle riflessioni da parte della società, nel prendere atto degli obbiettivi che possono essere ancora ragionevolmente raggiunti, e per gli interventi al mercato invernale. Purtroppo, per la ricerca di nuove soluzioni tattiche c’è l’impedimento dell’assenza per i Mondiali di alcuni titolari di peso. Non sarà per esempio possibile sperimentare un’accoppiata in attacco Jovic–Cabral, e questo precluderà anche altri esperimenti conseguenti a centrocampo.
Conoscendo i miei polli, temo però che questo mese e mezzo trascorrerà invano e che ci ritroveremo al 4 di gennaio 2023, alla partita col Monza, con le stesse idee confuse che abbiamo avuto in questi mesi. Infatti la società non dà l’impressione di avere a cuore la rinascita sportiva della squadra. È interessata alla gestione dell’esistente nell’unica ottica di non impegnarsi troppo, come si fa quando le prospettive non sono state ancora decise. L’allenatore si è accinto a cambiare qualcosa nel suo modo di giocare, ma pare essersi adattato di malavoglia e di non crederci molto. La prima volta che ha cambiato, col Verona, non si è neppure presentato per le interviste del dopo partita, pare per un abbassamento di voce. È stato il vice allenatore a dire, contemporaneamente, che non era cambiato niente e che si era giocato in un altro modo.
Non mi aspetto grandi stravolgimenti da Italiano, e neppure il tentativo di vedere l’effetto che potrebbero fare. È questo minestrone stagnante che impedisce alla nave di riprendere il viaggio, ferma com’è in mezzo al mare, con la bonaccia. Il comandante è nella sua cabina e non sa cosa fare. L’equipaggio si adegua e se ne approfitta. L’ozio è il padre dei vizi. Tutto è fermo, immobile.
Ma poi. “La tempesta, essa si avvicinava come colei che va, fanciulla, tenera carne, a nozze col vecchio aguzzo, sbalordita, diretta” (Mario Tobino – L’Angelo del Liponard).
di Paolotto
Di
Redazione LaViola.it