Pierre Bayle commenta il ritrovato stato di forma della Fiorentina, che continua a macinare risultati utili anche grazie a un netto miglioramento dal punto di vista del gioco
Poco più di un mese fa, dopo la sconfitta interna contro il Bologna, la Fiorentina sembrava prossima a un crollo, tanto da indurre il presidente a chiedere per favore ai tifosi di stare vicini alla squadra e di sostenerla. La sconfitta di Torino e il pareggio interno con l’Empoli, con in mezzo le partite con il Braga, non lasciarono segnali concreti di ripresa, così come la vittoria di Verona, rotonda nel punteggio ma poco confortante nella prestazione. Tuttavia i risultati di coppa e quello di Verona hanno dato alla squadra la convinzione e lo spirito per fare la grande partita, quella con il Milan, che potrebbe rappresentare il momento della svolta.
Nel frattempo la condizione fisica ha cominciato a migliorare sia a livello generale che per alcuni singoli fino ad allora in particolare difficoltà. La squadra è entrata in forma mentre diminuivano gli infortuni e si avviavano i recuperi. Questa crescita è stata significativa per i giocatori arrivati in estate, che erano quasi del tutto mancati fino a ora. Dodo, Barak e Mandragora sono adesso pienamente inseriti, e danno un contributo molto importante, mentre Jovic continua a offrire prestazioni altalenanti. Nel frattempo Amrabat ha smaltito le fatiche del Mondiale, mentre Ikoné, e soprattutto Cabral, a un anno di distanza dal loro ingaggio hanno cominciato a funzionare, nonostante certe lacune di vario tipo che a questo punto rimangono irrecuperabili.
Se la partita di andata contro il Sivasspor ha lasciato l’amaro in bocca per le troppe occasioni sprecate, quella contro la Cremonese è stata una prova di maturità finalmente superata. La squadra ha condotto la partita a buon ritmo, alternando con sapienza gioco lungo a possesso palla come accade da due-tre partite a questa parte, con decisi ed efficaci cambi di fascia, e continuando a recuperare palloni nella metà campo avversaria, in virtù di un corretto mantenimento delle distanze a copertura del campo e di movimenti precisi e sincronizzati. Questo comporta un miglioramento di entrambe le fasi.
In fase offensiva, adesso l’assist non arriva più in un’area avversaria piena zeppa di difendenti, con i nostri che esauriscono la corsa prima dell’effettuazione del passaggio. Si vedono scambi in velocità, inserimenti, giocate portate con i tempi giusti, tutte componenti che vanno a smentire nei fatti la giustificazione che ci siamo dovuti sorbire praticamente per dodici mesi, e che addossava alla scarsa vena, alla scarsa “cattiveria” degli attaccanti i numeri di un attacco deficitario: i gol non arrivavano perché il gioco era lento e prevedibile, i movimenti approssimativi e talvolta decisamente sbagliati. Per esempio, è in fase di drastica attenuazione quello strano “fenomeno tattico” di Dodo che si accentra, magari portando palla, con l’ala, Ikoné, larga e ferma, oppure persa in zone di campo a lui poco adatte. “Fenomeno” che comportava il restringimento del campo verso la fascia centrale, e che è stata, un esempio fra i tanti, una delle ragioni della sterilità dell’assalto alla porta dell’Empoli nel secondo tempo, quando l’unico gol, quello del pareggio, arrivò l’unica volta in cui Dodo riuscì a guadagnare il fondo campo.
Adesso invece i terzini giocano generalmente più larghi, trovando gli spazi per il fraseggio e la risalita della fascia, mentre le ali godono di una maggiore mobilità sulla trequarti. Di conseguenza anche i centrocampisti hanno lo spazio e i tempi per l’inserimento in area: si sono visti più inserimenti dei centrocampisti nelle ultime due-tre partite che negli ultimi due mesi. Castrovilli, il solito Bonaventura, Barak, Mandragora hanno ricevuto spesso la palla in corsa dentro l’area, e a Cremona addirittura Amrabat in un paio di circostanze. Se un attaccante trova un’occasione sola nel corso dei novanta minuti ha il peso della responsabilità di doverla realizzare ad ogni costo, nella consapevolezza che difficilmente ne avrà un’altra. Se invece il gioco funziona, l’attaccante sa che se sbaglia un’occasione, la squadra potrà comunque segnare con quella successiva, e questo alleggerisce dalle pressioni.
Anche la fase difensiva ha goduto di questa ritrovata capacità di tenere le distanze e sincronizzare i movimenti. Adesso se un giocatore sbaglia ha un compagno che lo può aiutare, e di conseguenza per gli avversari si sono ridotte le occasioni dei contropiede in campo aperto. I difensori centrali hanno ritrovato compattezza e concentrazione. Contro la Cremonese hanno preso quasi tutti i tantissimi palloni piovuti verso le punte grigiorosse, rigiocando la palla con freddezza e attenzione, anche lanciandola lontano quando necessario.
I miglioramenti sono senz’altro ascrivibili al lavoro dell’allenatore, che ha saputo correggere e trovare soluzioni. La stagione sta servendo a Italiano per maturare quell’esperienza che inevitabilmente gli mancava nella programmazione e nella gestione del quotidiano, non avendo mai affrontato stagioni con le coppe. È un processo di adeguamento che ha richiesto molto tempo, e che è costato molti punti in campionato.
Tuttavia c’è ancora del lavoro da fare. Per esempio, evitare errori come nel secondo tempo contro il Sivasspor, quando non avendo ancora segnato, il mister ha cambiato l’assetto della squadra, passando alla “modalità disperazione”, che prevede due soli centrocampisti e due punte. Arrivato il gol subito dopo il cambiamento, la squadra ha trovato difficoltà nella gestione della partita, lasciando campo e occasioni all’avversario, che è andato vicino al pareggio. Un errore simile contro avversari più forti costa la partita, e in coppa la qualificazione. Vado a memoria e posso sbagliare, ma questo tipo di scelta non mi pare abbia mai fruttato la vittoria, a parte la serata contro i turchi.
È opportuno anche lavorare sui movimenti di alcuni giocatori, per approfittare delle qualità e attenuare la portata dei difetti. Cabral è valorizzato se può lanciarsi verso la porta, penalizzato se imbottigliato in mezzo agli avversari: contro il Milan credo abbia guadagnato la sua prima punizione dal limite dell’area da quando è a Firenze. Ikoné si dimostra particolarmente impacciato ricevendo palla da fermo, Saponara è un pericolo quando riceve palla con l’avversario che lo aggredisce alle spalle, Sottil è limitato dal dover calciare con il piede debole, e pigro nei rientri. È un lavoro possibile, perché per esempio sta riuscendo con Barak. Il ceco è tutto fuorché un portatore di palla, e nelle ultime uscite gioca spesso a due tocchi, difende il pallone sfruttando il fisico, imbecca i compagni, evitando per quanto possibile una conduzione che, per le sue caratteristiche, è sempre piuttosto lenta.
Rimangono due partite per finire questo blocco di stagione e arrivare alla pausa. L’autostima è alta, la condizione è buona, le idee sembrano chiare. In Turchia ci aspetta un’altra prova da superare, quella di saper giocare con personalità in un ambiente che non si preannuncia confortevole per le condizioni climatiche, mentre al ritorno a Firenze dovremo saper raccogliere le forze per battere il Lecce, dimostrando di aver trasformato in piacevole routine quello che fino a poco tempo fa sembrava un inevitabile percorso di montagne russe.
di Pierre Bayle
Invia anche tu il tuo articolo all’indirizzo mail [email protected] e avrai la possibilità di vederlo pubblicato nel Blog dei Tifosi!
Di
Redazione LaViola.it