Pierre Bayle commenta l’intervista di Rocco Commisso a Radio Bruno
In molti dicevano che la dirigenza parla solo quando la squadra vince… E allora ecco qua Rocco, dopo l’ennesima sconfitta, tutto per noi per una buona mezz’ora in diretta radiofonica. Un presidente eroico, che viene a prendersi le pallonate in faccia per cercando di evitarle a dirigenti, giocatori e staff tecnico. Rocco è un libero vecchio stampo, che in modo scomposto e affannato ricorre senza remore anche al lancio in tribuna pur di difendere la porta: andiamo male in campionato. Sì ma le coppe? Si prospetta un triste piazzamento finale. Sì ma gli altri quanti anni hanno impiegato per arrivare in alto?
Dal punto di vista aziendale la condotta di Rocco non fa una piega: il più alto in grado deve sempre prendersi le responsabilità in ultima istanza, perché sceglie i propri collaboratori e dà loro le linee guida da seguire e il budget con cui operare. Un Rocco più sereno di altre occasioni ripete più volte l’esortazione a sostenere la squadra, soggiungendo pure un “per favore” in chiusura d’intervento, e ricordando che è meglio sostenere i propri giocatori, perché la contestazione non paga. Evidentemente conosce con chi ha a che fare tutti i giorni al campo d’allenamento… Non una squadra che spicca per personalità, e piena di difficoltà, ma che lavora tanto, ci assicura lui.
Peccato che il sostegno ci sia già, almeno dalla parte più calda della tifoseria. Quei pochi o tanti che anche domenica si sono sgolati per novanta minuti nel supporto alla squadra lo hanno fatto inutilmente, primo perché si è perso, secondo perché Rocco non li ha calcolati, avendo calcato la mano solo sui brusii di delusione e sulla contestazione finale. Il fatto è che Rocco sta alzando questa difesa non dagli avversi numi, ma dagli stessi tifosi, e allora difende pure loro, perché nella sua versione la responsabilità delle contestazioni è di quei giornalisti e opinionisti che fomentano il malanimo meritandosi i suoi 2 in pagella. Quando parla dei giornalisti è l’unico momento in cui perde la trebisonda.
Il presidente sembra desiderare un tifo fin troppo inglese, che sostiene la squadra a prescindere dai risultati, senza mai contestarla fin quando impegno e volontà non vengono a mancare. Ma qui siamo in Italia Rocco, e per la precisione siamo a Firenze, e noi stiamo male quando vediamo la classifica, e stiamo male quando vediamo una squadra che non quaglia. E quando si sta male si reagisce anche in modo scomposto… Lo stesso Rocco lo sa, gli succede spesso. Essere tredicesimi dopo Empoli, Monza, Bologna, Udinese e Torino, non in una stagione disgraziata preparata alla bell’e meglio come in passato, ma in un anno che avrebbe dovuto quantomeno consolidare il salto di qualità di quello precedente, rappresenta una cocente delusione. Il “fate ridere” su cui tanti hanno concentrato l’attenzione, anche con paragoni non sempre centrati, richiamava un riso assai amaro, stizzito, quasi rassegnato. E legittimo.
Personalmente ritengo che il campionato sia finito contro il Monza. Se dopo un mese e mezzo a disposizione per meditare sugli errori e lavorare per rimediarli ci si è presentati in quello stato, allora non c’è possibilità di rimonta. Rocco sa che c’è delusione, e sarebbe sciocco credere che lui stesso non sia deluso, basta vedere la faccia da cane bastonato con cui incassa le sconfitte. E sa che la responsabilità è sua, in fondo non si è trattato di una difesa d’ufficio. Si prende genericamente le colpe per lo stesso motivo per cui invita a sostenere e non contestare la squadra: certi errori sono evidenti, li vediamo ogni domenica sotto forma di giocatori sbagliati, preparazione sbagliata sia alla stagione che alle singole partite, e non c’è bisogno che venga il presidente a sottolinearli. A che pro dovrebbe rompere pubblicamente con dirigenti e parte tecnica? Per far pace con i tifosi? Ma non sono i tifosi che vanno in campo e lavorano durante la settimana, e con i tifosi si fa pace solo cominciando a vincere.
Certi altri errori non si possono esplicitare, quantomeno a stagione in corso: quando il suo interlocutore radiofonico introduce la questione del rinnovo di Italiano, Rocco risponde accennando a cose del calcio, di questo calcio malato, di una cosa che è stata fatta perché doveva esser fatta… dinamiche di cui abbiamo lungamente disquisito qui sul blog e sulle quali lui stesso ha avviato una campagna, anche presso il “buon amico” Infantino. L’intervento del presidente potrebbe lasciare conseguenze, perché la parte organizzata della tifoseria si è vista respingere l’invito alla “dissociazione” dalla sua dirigenza che gli era stato rivolto con lo striscione di qualche tempo fa. E non poteva essere altrimenti. I tifosi sono chiamati ad una prova di maturità: ignorare e andare avanti.
Seguire l’esortazione di Rocco è forse l’unica cosa che almeno non arreca danno. Se si è tifosi, tocca ingoiare il malanimo e tirare avanti, visto che c’è ancora un bel pezzo di stagione da giocare e due tornei in cui competere. La contestazione ad oltranza, un clima sempre teso allo stadio non gioverebbero. Sono situazioni dalle quali siamo già passati, e dalle quali siamo usciti con le ossa rotte. Al termine della stagione vedremo se Rocco, oltre a difendere la porta, saprà anche attaccare in contropiede, lavando in casa i panni sporchi senza ripetere gli scivoloni del passato, augurandoci piuttosto che le scelte fatte non abbiano troppe conseguenze a lungo termine. L’esperienza è la migliore maestra… Però bisogna seguirne gli insegnamenti.
di Pierre Bayle
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Di
Redazione LaViola.it