Pierre Bayle analizza la situazione relativa agli attaccanti: Italiano dovrà scegliere su chi puntare tra Jovic e Cabral
A proposito di Luka Jovic è legittimo avere qualche perplessità riguardo quello che potrà essere il suo contributo. Si tratta di un attaccante piccolo (1,82 di altezza per 75 chilogrammi), del quale si possono solo intuire le caratteristiche, venendo da tre anni con poche presenze in campo, preceduti dall’exploit impressionante della stagione 2018/19 all’Eintracht Francoforte in cui mise a segno 27 gol in 48 presenze complessive.
Le cronache lo descrivono come una punta molto tecnica, dal tiro preciso e predisposta allo scambio nel breve. Forse per questo qualcuno lo presenta come un “9 e mezzo”, sebbene in vecchie interviste egli stesso dica di avere fra le doti che Dio gli ha dato il fiuto del gol. Un centravanti a tutti gli effetti, magari disposto al fraseggio, ma in area di rigore o comunque poco lontano dai 16 metri.
Un talento quindi, ma quanto disciplinato o disciplinabile? Problemi di adattamento, data magari anche la giovane età, lo frenarono al Benfica. Problemi simili ne hanno decretato la bocciatura al Real Madrid. In Spagna però sono di parere diverso, e sembrano più disposti ad imputare lo scarso contributo del giovane serbo alla mancanza di professionalità. L’episodio, non l’unico ma che più di altri indispettì l’ambiente, fu l’infortunio ad un piede patito in Serbia durante un trasferimento non autorizzato dalla società durante il lockdown. Nello stesso periodo violò l’autoisolamento imposto dalle autorità serbe per festeggiare il compleanno della fidanzata, e gli inquirenti di Belgrado chiesero per questo sei mesi di detenzione, evidentemente non accordati. Qualche mese dopo fece scalpore il barbecue che diede nella sua casa di Madrid mentre era ancora infortunato, e soprattutto in un periodo non ancora del tutto covid-free.
Si potrebbe obiettare che anche Cristiano Ronaldo violò l’isolamento. Ma da ultratrentenne, quando era già Cristiano Ronaldo ormai da tanti anni…
Insomma, pare trattarsi di un tipo un po’ così con quella faccia un po’ così… Spartano nei sorrisi, sempre un po’ tirato in volto, non mostra l’empatia e la gradevole ciarla tutta latina con cui per esempio si presentò 12 mesi fa quel caricato a molla di Nico Gonzalez, un tizio estroverso anche perché aveva già le idee chiare su cosa fare in campo, dove il largo sorriso si trasforma in una maschera nervosa e talvolta furente: correre come un forsennato fino a quando non lo buttano giù, rischiare pedate e pestoni pur di arrivare primo sulla palla. D’altra parte ognuno è fatto a modo suo, e un po’ di diffidenza in un ambiente nuovo può essere la normale reazione di un carattere introverso.
Si troverà in concorrenza, o in coabitazione, con un tipo generoso come Cabral, che non risparmia corse e chilometri in campo, cercando di adattarsi ad un lavoro a cui non era del tutto abituato nelle precedenti esperienze. Esperienze che peraltro, al contrario di Jovic, ci consegnarono a gennaio scorso un centravanti “on fire”, che segnava decine di gol in Svizzera e in Conference League. Più quadrato di Jovic (1,86 per 86 chili), non meno abile nel trovare la porta, a patto di essere messo nelle condizioni di poterla puntare.
Abbiamo quindi un rischio: un centravanti non ancora del tutto inserito nei meccanismi di gioco della squadra, che magari avrebbe bisogno che questi venissero rivisti proprio per favorirne il potenziale, che dovrà alternarsi con un nuovo arrivato che parte da zero da ogni punto di vista, e che ha caratteristiche tecniche in parte simili.
Qualcuno si chiede se i due potrebbero giocare insieme. Ipotesi improbabile, se non per qualche partita o pezzo di partita, poiché l’impiego simultaneo implicherebbe la revisione di tutto l’attacco, richiedendo altre due punte da alternare ai due già presenti.
Fuori dal campo ci sono le diverse situazioni contrattuali. Un bel contratto “tradizionale” per Cabral, con ingaggio e costi nella media della squadra, il bizzarro accordo con cui abbiamo preso Jovic, difficile da decifrare, ad esser buoni, per quel che riguarda costi e benefici nel medio periodo. A proposito di situazioni fuori dal campo, a fare il tifo per Jovic c’è il suo procuratore, che come ben sappiamo non è solo suo, ma anche di chi lo allena, oltre che di qualcun altro.
Mi pare di poter dire che il quadro complessivo, più che convinto ottimismo, possa ispirare una prudente speranza.
di Pierre Bayle
Di
Redazione LaViola.it