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Il Blog dei Tifosi – Europa o morte!

Pierre Bayle riflette sulla qualificazione alla prossima Conference League della Fiorentina, ottenuta “grazie” alla squalifica della Juventus dall’Europa

In primo luogo, è opportuno sgombrare il campo da alcune riserve “etico-sportive” riguardo il modo in cui torniamo in Europa quest’anno. La Juventus, che arrivando settima avrebbe avuto teoricamente diritto a disputare la coppa, non è stata sanzionata per un capriccio dell’UEFA, ma per ragioni gravi che anzi potrebbero far ritenere le misure prese come fin troppo benevole. Alla Juventus è stata data l’opportunità di “scegliere”, se scontare subito l’unico anno di squalifica comminatole accettando la sentenza, o fare ricorso con il concreto rischio di dover rinunciare ad una competizione alla prossima stagione in cui dovessero qualificarsi, che loro sperano possa essere quella che sta per cominciare.

Ora, trovo sia una contraddizione lamentarsi per troppa benevolenza nei confronti della Juventus, e allo stesso tempo accampare questioni di orgoglio, potendo noi partecipare in conseguenza della sua squalifica. La correttezza della competizione è stata abbondantemente falsata da decenni di comportamenti scorretti e antisportivi da parte delle dirigenze juventine, così come è accaduto in tempi recenti; ragion per cui ciò che esce dalla commissione UEFA è ciò che avrebbe dovuto dire il campo, e che il campo non ha detto proprio a causa di quel che la Juventus ha fatto fuori dal campo.

Una Juventus che avesse rispettato le regole si sarebbe dovuta presentare ai nastri di partenza degli ultimi campionati con squadre molto più deboli di quelle che ha schierato. Probabilmente non sarebbe stata in grado di “ammaliare” nemmeno alcuni dei nostri giocatori più forti, che a quest’ora sarebbero a giocare all’estero, dopo un distacco molto più morbido e concordato dalla Fiorentina.

Il riferimento ai risultati “sul campo” in concomitanza con le squalifiche e le revoche degli scudetti è esattamente ciò che la Juventus ha sempre avanzato a sua difesa, declinando le proprie responsabilità per aver falsato in modo continuativo e reiterato il gioco, peraltro in un contesto in cui il sistema asseconda l’operato di chi bara. Ai tempi di Calciopoli, mentre gli organi giudicanti del calcio le alleggerivano il palmares, la Juventus scriveva sulle maglie e ovunque trovasse uno spazio “30 sul campo”, in barba alle sentenze, evitando di chiedere scusa agli avversari, agli appassionati di sport e ai loro stessi tifosi pur di alimentare il loro orgoglio malato.

Se facessimo nostre le motivazioni con le quali gli juventini reclamano per revoche, squalifiche e penalizzazioni faremmo il loro gioco, riconosceremmo loro lealtà e sportività, sarebbe il modo per dire loro “Avete ragione, hanno fatto male a squalificarvi, non avete fatto niente di illecito. Noi siamo solo dei paria che usufruiscono di una vostra ingiusta squalifica“. È contraddittorio fare il “chi non salta juventino è” e poi non rivendicare il fatto che almeno stavolta non ci hanno fregato: ci è stato dato quello che è nostro.

Memoria corta… Ci siamo già dimenticati dei giri di campo di Andrea Agnelli al Franchi? Delle mitraglie e degli sberleffi dei giocatori juventini che segnavano a Firenze? Se adesso ci dovessimo sentire “stonati” per una qualificazione raggiunta il 29 di luglio, quegli sberleffi sarebbero stati meritati!

di Pierre Bayle

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