
L’allenatore della Primavera della Fiorentina fa il punto della situazione sul gruppo di ragazzi che da questa stagione allena: “Hanno ampi margini d miglioramento”
Lunga intervista del Corriere dello Sport Stadio all’allenatore della Fiorentina Primavera Emiliano Bigica. Molti i temi trattati: dalla sua avventura in viola da calciatore al settore giovanile e alla crescita dei giocatori. Ecco alcuni passaggi:
Bigìca, regista dell’ultima Fiorentina capace di portare a casa due titoli (Coppa Italia e Supercoppa italiana), ragazzo che «era» allenatore quando ancora giocava con Batistuta e Rui Costa. Fiorentino acquisito: moglie e vita fiorentina. Bigìca, il guardiano della miniera dei giovanissimi ragazzi che poi arriveranno da Pioli. Le «pepite» o se preferite il linguaggio di Corvino «le pianticelle…».
Emiliano Bigica in mezzo ai millennial: che squadra è questa Fiorentina Primavera?
«Una squadra tutta nuova, con grandissimi margini di miglioramento. Una squadra contro cui è complicatissimo anche arrabbiarsi: perché questi ragazzi, molti dei quali stranieri, hanno capito subito l’importanza ed il significato della maglia viola».
Che attaccante è Dusan Vlahovic, già in forza alla prima squadra ma che ha…subito battezzato il vostro campionato?
«E’ un attaccante molto fisico, che abbina alla perfezione entrambe le fasi, dinamico e che ha confidenza col gol. Ha debuttato con noi nelle prime due giornate e si è messo a disposizione con grande umiltà, segnando anche tre gol».
In città, molti si sono già “innamorati” di Tofol Montiel.
«Non si fatica a farlo e non è un caso, visto che si allena già con la prima squadra. E’ dotato di grandissima tecnica: il calcio gli scorre nelle vene. Parte largo, vorrebbe sempre il pallone, già che lo addomestica molto bene. Gli dà…del tu. E’ il nostro capocannoniere (4 gol, ndr) Il suo passato allenatore lo ha paragonato ad Ozil, per certi versi condivido».
Meli invece?
«Lo sto impiegando come ha fatto Pioli in ritiro, da mezz’ala. Ha struttura fisica, bella corsa. E’ già ben strutturato».
Veniamo ai suoi attaccanti: Bocchio, Kukovec e Longo. Chi sono?
«Bocchio è un uomo d’area, Longo ha grande fisicità. Kukovec ancora non si rende conto del….motore che ha disposizione».
Sottil è una risorsa della prima squadra: sorpreso?
«Ho vissuto il suo percorso finale con le giovanili: è stato scelto di tenerlo e lui dovrà essere bravo a sfruttare la sua occasione, che sono convinto che arriverà presto».
In mezzo al campo, con voi, si sta mettendo in mostra Lakti.
«E’ un incontrista, un recuperatore di palloni formidabile. Oltre che un esempio di serietà. E’ il leader della squadra».
L’ultimo scudetto Primavera è datato ’82-’83, mentre l’ultimo successo al Viareggio è del 1992.
«Vincere sarebbe bellissimo, intanto mettiamoci l’orgoglio».
La Fiorentina, fin qui, è stata fabbrica di talenti per il calcio professionistico e pure di allenatori, tipo Semplici. Lei sogna una panchina di prima squadra?
«Nel ’93/’94, giocavo a Bari e Materazzi disse che io ero un po’….l’allenatore in campo. L’ambizione ce l’ho sempre avuta: se da calciatore ho in qualche modo bruciato le tappe, adesso sto facendo tutta la gavetta necessaria».
Alla Fiorentina sarebbe il massimo.
«Sì, inutile dirlo. Anche perché Firenze è sempre stata nel mio destino. La mia prima panchina, da giocatore, col Bari, l’ho fatta al Franchi, gara terminata 2-2 con Perrone e Fioretti capaci di rimontare alle reti di Buso e Baggio. Poi a Firenze ho vinto una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana e ho portato il viola in giro per l’Europa».
Alla ripresa, Pioli se la vedrà col Bologna: a lei cosa ricorda questa squadra?
«Un episodio: in panchina c’era Malesani, avevo chiesto di essere ceduto perché non giocavo e il Perugia, allora in B, era pronto a tutto pur di prendermi. Il tecnico disse no, ribadendomi che col Bologna, sarei sceso in campo. Morale: non giocai e saltò il passaggio».

Di
Redazione LaViola.it