Le dichiarazioni alla rosea della leggenda argentina e viola Daniel Bertoni sull’Italia, Firenze e la Fiorentina
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, il grande ex viola Daniel Bertoni ha parlato a tutto campo, ricordando, tra le cose, l’esperienza a Firenze e lo scudetto sfiorato nel 1982. L’argentino ricorda l’esperienza in Italia, iniziata proprio dal capoluogo toscano: “Arrivai a Firenze nell’80, ci rimasi quattro anni. Poi, altri due a Napoli e uno a Udine. Ho avuto in dote dalla sorte città meravigliose, lasciatemi aggiungere Siviglia, e gente fantastica“.
I RICORDI. Un mondiale vinto da protagonista, segnando il gol che fissò sul 3-1 a favore della sua Argentina il punteggio della finale contro l’Olanda della Coppa del mondo del 1978, e, come gli piace ricordare, quattro scudetti sfiorati in Italia: “Incredibile ma vero. Alla Fiorentina, nell’82, ce lo strapparono all’ultima giornata: spalla a spalla con la Juve, rigore che trasforma Brady, mentre al Catanzaro non ne venne concesso uno evidente, e gol annullato a noi che pareggiammo a Cagliari. I tifosi viola dicevano: meglio secondi che ladri. Io replicavo: meglio ladri che secondi“. Poi arrivarono Roma, Verona e Napoli: “Alla fine di quella stagione, incontro l’ingegner Dino Viola a Fiumicino: ti voglio portare alla Roma. Tito Corsi, il diesse dei viola, mi dice: sei una delle nostre bandiere. Ok. Estate dell’84: mi chiama Emiliano Mascetti, diesse del Verona, ti vorremmo qua, crediamo in qualcosa di grosso. Ma scelgo Napoli, è arrivato Maradona: noi ottavi e loro campioni d’Italia. Resto fino all’86, vado via proprio prima che quella squadra sensazionale – Diego, Bagni, Giordano, Ferrara – vinca per la prima volta lo scudetto. Posso dire di esserci stato vicinissimo più e più volte“. Un periodo indimenticabile, quello: “Per il calcio italiano, che mi sembra lontano da quell’epico decennio. I più grandi erano in serie A: Maradona, Krol, Zico, Falcao, Passarella, poi Platini, Boniek. E gli italiani: Conti, Causio, Antognoni, Graziani, Scirea, Tardelli. Io citerei, e dovrei, tutti quelli del Mondiale dell’82“.
GIOIA E DOLORE. La sua Fiorentina fu gioia e anche dolore: “Si fece male Antognoni e fu una perdita enorme, come può immaginare. Con lui sarebbe stato diverso. Giancarlo era calciatore straordinario ma, garantisco, come uomo è persino superiore, una bella persona. La sua assenza si avvertì ma mi lasci pensare che se non avessero sbagliato gli altri saremmo andati allo spareggio“. Un ambiente, quello viola, in cui Bertoni si ritagliò un ruolo di forte impatto: “Dissi al Conte Pontello, una figura centrale nella mia crescita ed al quale resterò grato finché vivrò, di prendere Passarella. Galbiati, che era il titolare, ci rimase male; ma Daniel, che è amico mio ancora oggi, rappresentava un valore elevatissimo a livello internazionale, un leader“.
FIRENZE E L’ITALIA. L’argentino non esclude un ritorno in visita in Italia e, in particolare, nella città in cui ha vissuto quattro splendidi anni in maglia viola: “Ci sono stato un paio d’anni fa a Firenze. Sono sempre italiano, perché Ambasciata e Consolato mi invitano alla Festa della Repubblica. Le origini del nonno, di Samarate in provincia di Varese, non le cancello. Non sia mai“.
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Redazione LaViola.it