Il titolo vuole essere una provocazione. Ma non troppo. Non passa intervista o intervento su siti, nelle radio o in tv in cui non ci venga ricordato quanto Bernardeschi sia una promessa non solo per i viola ma per l’intero calcio italiano. E questo indubbio. Federico è un assoluto patrimonio per la Fiorentina: toscano, prodotto del vivaio. Insomma, uno che sa cosa voglia dire vestire la maglia viola. La società non ha mai negato di puntare forte su di lui, lo dimostra il numero pesantissimo che porta sulle spalle.
L’anno scorso ha vissuto una stagione da sogno. Sono arrivati i gol, le maglie da titolare, l’attenzione dei media, il tutto culminato dalla chiamata a marzo in Nazionale. Il problema è che poi la Fiorentina si è fermata, e con lei anche il numero 10. Conte decide comunque di inserirlo nel gruppo dei 23 per l’Europeo, ma da lì in poi le prestazioni di Bernardeschi sono decisamente calate ed è iniziata una sorta di involuzione.
Quali sono le cause? La più dibattuta è sicuramente quella tattica. Che non voglia giocare da esterno, ruolo che invece lo scorso anno lo ha messo in luce non solo nel campionato italiano ma anche per la conquista della maglia azzurra, lo abbiamo capito. E lui non ha mancato di ripeterlo quando gli è stata concessa l’opportunità. Quando però ha avuto l’opportunità di schierarsi al centro non ha certo brillato, mostrando spesso i suoi limiti. La sua manovra offensiva sembra troppo macchinosa. Pur dotato di buona corsa e tecnica, fa fatica a saltare l’uomo. E poi non si fida mai a usare il piede destro (non il suo), portando sempre il pallone sul sinistro e favorendo l’intervento dei difensori.
È presumibile pensare che proprio da questa differenze di vedute sia nato il disaccordo di inizio stagione con mister Sousa. Il ricordo delle sue parole nel dopopartita di Salonicco è ancora fresco: “Ho visto Bernardeschi confuso, ma spero che possa chiarirsi le idee perché abbiamo bisogno di lui. (…) Deve essere chiaro in tutto quello che fa, sia dentro che fuori dal campo”. Tradotto: sollevare dubbi sulla posizione serve per l’allenatore a crearsi degli alibi. E di conseguenza a lavorare con minor convinzione. Come se lo scarso rendimento fosse appunto solo colpa del ruolo. Più lavoro e sacrificio, qualunque sia la posizione in campo.
Dalla sera di Salonicco l’atteggiamento di Federico in allenamento dev’essere sicuramente migliorato, come dimostra il ritorno nell’undici di partenza. Le prestazioni però sono ancora lontane da quelle richieste a un giocatore del suo calibro.
È chiaro, è giovane. Ma basta guardarsi intorno in Europa per trovare tanti Under 22 già affermati nelle proprie squadre: Paulo Dybala (22), Dele Alli (20), Martial (20), Rashford (18) solo per citarne alcuni. Lo stesso Icardi, di un solo anno più vecchi di Bernardeschi, è già capitano e giocatore chiave dell’Inter.
Adesso sta a Bernardeschi far vedere di che pasta sia fatto. Perché la Fiorentina e Sousa hanno bisogno di lui. Ha talento e grandi margini di crescita. Ma forse è arrivato il tempo di trasformarsi da promessa a certezza.
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Di
Niccolò Misul