Connect with us

Rassegna Stampa

Ancora Berna: “Il problema al cuore e il malleolo spaccato: sono più forte. Veronica e i reality…”

Queste altre parole di Federico Bernardeschi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport:

Infortunio al malleolo? È quando me lo sono spaccato che ho tirato fuori tutta la tigna che ho. La beffa fu di rompermelo da solo: un salto e ‘track’, proprio il rumore che si racconta. E il dolore anche, insopportabile. Come curarsi e allenarsi da solo, guardando gli altri da dietro un vetro: una gabbia, ti manca l’aria. E però cresci: diventi più forte, apprezzi di più gli allenamenti di tutti i giorni, aumenti la concentrazione. E non hai paura di rifarti male, anzi ora io sono più sicuro che non mi risuccederà. Forse perché nel piede ho ancora una placca e sei viti: non li ho tolti, restano lì per ricordo.

La fidanzata Veronica Ciardi? Potevo andarci prima di Veronica, ad un Grande Fratello. Ma dissi no a “Giovani Speranze” di Mtv: a 16 anni devi poter fare le tue cazzate senza una telecamera in casa. Ma non voleva neanche lei, me l’ha confessato. Non fu ‘Bello, vado in tv’, ma solo una chance: a fare la barista o la ballerina non guadagni granché. Era a Rimini con un’amica che doveva andare e le chiesero: “Vieni anche tu?”. Andò e fu un’esperienza forte, anche se quel mondo non le appartiene: troppo falso. E io non voglio che le appartenga: siamo innamoratissimi e preferisco stia a casa con me. Lei è così, ama la vita e la gente, anche se per un po’, la corteggiavo come un martello, non mi ha calcolato di striscio: era frenata dai suoi 8 anni in più, ma non pesano se sai come rendere felice una donna.

Problema al cuore? Sembrava si fosse ingrossato. Me la ricordo come se fosse ieri la faccia del professor Galanti, dopo la visita d’idoneità: “Federico, devi fermarti sei mesi, il tuo cuore è più grande del normale”. E mi ricordo cosa feci appena arrivato a casa: spaccai a cazzotti due mobili e una porta, ma era rabbia più che depressione. In certi casi perdere la strada è un attimo, mi sarei potuto lasciare andare, ma la famiglia, gli amici e Dio mi aiutarono a non distaccarmi dal mondo, anche se furono sei mesi d’inferno: zero sforzi fisici, niente calcio, molte lacrime. Fino alla visita successiva: “Puoi riprendere a giocare, va solo tenuto sotto controllo: il cuore è uguale a sei mesi fa”. Ovvero: gli sforzi non c’entravano nulla, semplicemente ero cresciuto tantissimo io – in un anno da 1,60 a 1,76 – ed era cresciuto pure lui. Mi sentii una lampadina: mi ero spento, mi avevano riacceso”.

4 Comments
Iscriviti
Notifica di
guest

4 Commenti
ultimi
più vecchi più votati
Vedi tutti i commenti

Altre notizie Rassegna Stampa

4
0
Lascia un commento!x