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Bernardeschi: “Capisco la sensazione di tradimento vissuta dai tifosi viola, ma siamo professionisti”

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L’ex Fiorentina: “Astori un punto di riferimento. Sousa uno dei tecnici che mi ha fatto più crescere. Quando gli chiesi la 10…”

L’ex viola Federico Bernardeschi, che oggi era presente al Festival dello Sport di Trento, ha raccontato di quando volle la maglia numero 10 a Firenze, nello stupore generale perché era un ragazzino e Paulo Sousa, allora in panchina, gli disse: “Se hai avuto il coraggio di chiedere la 10, lo avrai per indossarla”. Bernardeschi ha poi ammesso di capire “la sensazione di tradimento vissuta dai tifosi viola quando andai alla Juve, ma i professionisti devono sfruttare le occasioni”.

ASTORI. “Mi definisco controcorrente? No, per me è fondamentale la libertà individuale. Se ho messo la gonna è perché ci credevo: ci si deve esprimere anche fuori dai luoghi comuni. Poi, magari, serve del tempo per capire”. E poi ci sono le relazioni personali al di là del ruolo in campo e qui due sono quelle che colpiscono nelle sue parole: su tutte quella con Davide Astori: “Un punto di riferimento, ogni mattina mi dava uno scappellotto perché diceva che prima o poi me lo sarei meritato”.

CHIESA. “È il mio fratello minore, gli voglio bene come se lo fosse. Lui è un giocatore di un talento pazzesco, ricordo l’esordio contro la Juve a Torino, con la Fiorentina. Gli dissi: ‘Stai tranquillo, gioca, sei forte, non serve che io ti dica altro. Non ti preoccupare per il resto, mi prendo io le responsabilità se serve’. Aveva già il peso del cognome del padre, partiva con 30 chili in più nello zaino e per me non era giusto, perché lui doveva poter essere Federico: ha dimostrato di esserlo e ci riuscirà ancora. Abbiamo bisogno di talenti così puri, che a volte vengono criticati, ma alla fine il talento è talento e viene fuori nei momenti difficili, come successo a lui l’anno scorso. Ci sentiamo spesso, è in una grandissima squadra e se è lì, è perché lo merita. Andare al Mondiale con lui? Speriamo di esserci insieme, nessuno dei due ci è mai stato ancora, sarebbe bello per tutti, anche per l’Italia”.

ITALIANO. “È un martello, molto diretto, uno tosto, ma che dà tanto. Lo devi seguire, devi imparare a conoscerlo e a stargli dietro. Se poi lo fai, i frutti vengono fuori: l’anno scorso ha vinto la Coppa Italia infatti. Ci stiamo conoscendo, siamo molto simili: è una persona diretta come me, sono felice del rapporto che ho con lui”.

ALLENATORI. “Gli allenatori che mi hanno fatto crescere di più? Paulo Sousa, Mancini e Allegri”. (Fonte Gazzetta.it)

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