Rassegna Stampa

Il Bentegodi porta bene, dopo Antonio ecco Chiesa

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MAI dimenticare questo campo, mai. E’ un desiderio perfino banale, ce ne rendiamo conto, per carità, ma ogni volta che torniamo qui, nello stadio intitolato a Marcantonio Bentegodi, ripensiamo subito a quel ragazzo esordiente col numero 8, 45 anni fa, con l’impassibile Liedholm in panchina e il portiere Piazzaballa nel Verona. E’ lui, Antognoni. Vittoria viola. Su questo stesso campo, ma era il Chievo l’avversario, la Fiorentina si è presentata ieri con romanzi, romanzini, romanzetti intitolati a Kalinic e a Zarate. In un angolo dell’ultima pagina, tra gli omissis, diciamo così, c’era il nome di Babacar. Per chi lo conosce poco, trattatasi di Kouma Babacar El Hadji, nato nel Senegal. E’ stato Tello, spagnolo della Catalogna, a segnare al diciassettesimo.

ERA UNA Fiorentina non trascinante, ma nemmeno pigra, se così si può dire. Come del resto spiegano quattro corner consecutivi. Teneva banco il trio internazionale Borja Valero-Badelj-Vecino (da non dimenticarlo per la prossima stagione), sono giocatori già contesi, è vero, ma per i viola sono mezza squadra. Il raddoppio di Babacar su rigore ho permesso di assistere a un qualcosa da non lasciare scadere nel nulla. Ci riferiamo agli abbracci di tutti i viola al numero 30. Baba non ha in coda gente che implora autografi, ma a Firenze è amato. Diciamola tutta: qualche volta è perfino dimenticato, ma sì, mettiamoci anche questo, ma più di casa di lui ce ne sono pochi. E infine il gol di Chiesa, su questo stesso campo, tanti anni dopo Antognoni.

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