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Badelj bis, il peso di una rivincita sprecata. Il futuro è Amrabat

Il centrocampista croato era tornato in viola corteggiato da Montella e Pradè, ma senza una struttura di gioco non è riuscito a dirigere la squadra

Il titolo di coda è arrivato con grande anticipo, una parola di sette lettere: Amrabat. A gennaio la Fiorentina ha prenotato per 18 milioni (più 2 di bonus) il sostituto di Badelj, tornato a Firenze in prestito con diritto di riscatto dopo un anno abbastanza ai margini alla Lazio. Ventitré spezzoni per poco più di 1100 minuti a fronte di un ingaggio super (2,7 milioni) che Badelj si è decisamente ridotto per riprendere in mano la Fiorentina. Lo avevano quasi stalkerizzato Montella e Pradè, da giugno, per ricamare la tessitura del ritorno, scrive La Nazione.

RITORNO. Un rientro pieno di significati, a cominciare da quello lasciato a metà in Santa Croce, quando Badelj lesse a nome della squadra un indimenticabile ricordo di Davide Astori. Grande commozione anche per il rientro a Firenze, con una piccola quota di mugugni perché Badelj se n’era in ogni caso andato a parametro zero rifiutando una proposta di rinnovo dignitosa, sebbene nettamente inferiore a quella proposta dalla Lazio. La risposta del campo ha immalinconito tutti, a cominciare da Badelj, che solo in poche partite è riuscito a fare il suo mestiere di orologiaio: far girare bene la squadra, orientare le lancette.

COLPE DA SUDDIVIDERE. Sotto il peso di una responsabilità così grande, il sequel di Badelj è stato un mezzo flop, anzi più intero che mezzo. E le colpe sono da suddividere. Badelj era il regista sbagliato per una squadra insicura e priva di movimenti organizzati. Badelj sa far funzionare meglio una squadra che sa cosa fare, siccome pensa in anticipo ha bisogno di compagni che si muovano per ricevere i suoi palloni. Il croato non può permettersi di saltare l’uomo – non gli riesce – ma proprio anticipando i tempi riesce a vedere il calcio e offrire ai compagni il sostegno di prima, o al massimo di seconda. Bisogna però che i compagni abbiano le idee chiare e la struttura del gioco di squadra prescinda, in un certo senso, dalla capacità del regista. Badelj è uno che migliora la qualità già esistente, non riesce a crearla da solo. Aggiunge sicurezze quando già ci sono, ma rischia l’involuzione se intorno c’è caos. Non a caso il suo periodo peggiore è cominciato quando la Fiorentina di Montella è precipitata, da metà novembre in poi.

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