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Babacar: “Sarei rimasto alla Fiorentina per tutta la vita. Quando ci gioco contro ho un peso addosso”

L’ex attaccante della Fiorentina ha raccontato i tempi di Firenze in una diretta Instagram con l’ex compagno Seba Frey

L’ex viola Khouma Babacar, attualmente al Lecce, è intervenuto in una diretta Instagram organizzata da Sebastien Frey. Queste le sue dichiarazioni: Mister Liverani? Ogni partita prego per non essere dal suo lato dal campo (ride, ndr). Quando era a Firenze ero ancora Primavera, ma ogni tanto mi venivo ad allenare con la Prima Squadra. Forse è ancora più ‘rompiscatole’ di quando era giocatore. Fiorentina? E’ stata una bella esperienza, quando giochi a Firenze sei proprio a casa tua. Non ti manca niente: hai un grande affetto da parte della gente, sapete tutti benissimo che era casa mia. Sono stato 11 anni a Firenze”.

SUI GOL ALLA FIORENTINA. “I gol belli li ho fatti tutti a Firenze. Gol contro l’Inter? Sinceramente non me l’aspettavo di segnare da così lontano girandomi. Non sapevo neanche cosa fare. Non esultanza a qualche gol con la Fiorentina? Non lo so, non sapevo cosa fare in quel momento. Il primo gol della mia carriera l’ho fatto contro il Genoa, anche lì non sapevo che fare e Pasqual continuava a spingermi il naso. Gol in rovesciata nei quarti di Europa League? Sono entrato nel finale, stavamo sotto 1-0, ho segnato un gol molto importante negli ultimi istanti che ci ha permesso di passare il turno. Quella stagione è andata molto bene: ho segnato 15 gol nonostante in squadra ci fossero campioni del calibro di Gomez e Rossi”.

FIRENZE DA AVVERSARIO. Quando gioco contro la Fiorentina ho una grande debolezza, mi sembra di avere un armadio addosso. Quando sono entrato per la prima volta al Franchi da avversario, sentire quel boato… Mi tremavano le gambe”.

SU SALAH. “Ho giocato 6 mesi con lui. Giocavo punta, lui partiva dall’esterno e per arrivare insieme a lui dovevo chiedergli di rallentare. Non parlava nemmeno, faceva solo ok col pollice. Un po’ di italiano lo aveva imparato, ma parlava davvero poco anche se rideva e scherzava coi compagni”. 

PIAZZA FIORENTINA. “Non è una piazza facile. Si vive bene ma non è semplice giocare lì, perché vivono il calcio. Se mi sarebbe piaciuto rimanere a Firenze? Sarei rimasto lì per tutta la vita, lo sanno anche i muri. Nel calcio hai sempre la possibilità di andare via e prendere anche più soldi, ma esistono cose più importanti dei soldi”.

DAVIDE ASTORI. “Ho giocato due anni con Davide. Era più che speciale. Dentro lo spogliatoio era come un padre. Magari mi arrabbiavo perché non giocavo e lui veniva a parlare con me. Era pronto ad aiutare tutti, come lui ce ne sono pochi nel mondo del calcio. Era il primo che arrivava ad abbracciarti per festeggiare i gol dei compagni, anche se era in difesa. Tutti se lo ricorderanno per tutta la vita, ha lasciato un segno molto bello”.

BENEFICENZA. “Sono presidente di un’associazione che aiuta i bambini e gli ospedali in Senegal. Prima donavo per aiutare, poi un mio amico mi ha suggerito di creare un’associazione per fare questo. Però io mi vergognavo a chiedere soldi alla gente perché sono timido. Alla fine l’ho fatto e qualche risultato l’abbiamo ottenuto”.

SU VARGAS. “Come persona era il numero uno, ma era completamente pazzo. Ci faceva morire dal ridere: ci buttava in piscina, ci nascondeva le scarpe, mi dava degli schiaffi a cui non potevo rispondere. E’ stato fondamentale per il nostro spogliatoio”.

SU NOVELLINO. “Appena arrivato a Modena mi chiamavano ‘Billy’, perché da ‘Baba’ non segnavo tanto quindi il direttore mi disse che da ‘Billy’ avrei segnato molto di più. Quell’anno è andato molto bene e ho segnato tanto, 20 gol. Novellino mi ha spinto a fare bene in Serie B e a tornare in Serie A, sentivo la sua fiducia. Tiravo tutto: punizioni, rigori, anche i corner”.

ALTRE ESPERIENZE. “Racing Santander? Giocare in nel campionato spagnolo è bello perché è tutto tiki-taka. Eravamo ultimi in classifica e non c’erano molte speranze, però volevo giocare, vedere un altro campionato e divertirmi un po’. E’ stato difficile ma ho imparato tante cose. Lecce? Come a Firenze, anche qui ho trovato una tifoseria molto forte e calorosa. Ho passato momenti un po’ difficili nei primi mesi perché ero fuori forma e dovevo adattarmi, però ora sono tornato bene. Bisogna capire che giocando per la salvezza bisogna lasciare tutto: non si può fare la punta per fare tanti gol, ci vuole sacrificio. I tifosi mi hanno sempre sostenuto anche se non sto facendo un campionato con molti gol”.

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