La nota stonata della gara di EL a Baku, che ha consegnato il primato nel girone alla Fiorentina, è individuabile nella figura di Babacar che non riesce a riproporsi praticamente mai sugli stessi livelli per due partite in fila. Il senegalese ormai non più giovanissimo sicuramente è un giocatore da area di rigore, potente e spesso cinico ma durante l’arco della carriera vissuta fin qui a Firenze non riesce proprio a raggiungere quella continuità che l’allenatore e la piazza si attendono da lui.
Un goal al 93’ per la vittoria in extremis a Palermo e di nuovo buio pesto. Prestazione a dir poco sottotono in Azerbaigian con mister Paulo Sousa costretto a sostituirlo vista la prova incolore del “Baba” mai entrato in ritmo partita. Il numero 30 è un’altalena continua che se si vuole, ancora una volta in più, sembra aver perso l’occasione di potersi confermare dopo una rete decisiva in campionato. Forse a Babacar per superare l’ostacolo continuità servirebbe maggiore carisma e temperamento ma ormai come tutti si sono accorti non è più un ragazzo; deve maturare.
Sono sempre più i treni delle possibilità che gli passano davanti e che sistematicamente perde. Possiamo pensare anche questo sia riconducibile ad al modulo tattico ma in campo aldilà della posizione e del modulo stesso andrebbe comunque dimostrato l’atteggiamento di chi vuol fare la differenza. Ci dovrebbe essere sempre la stessa mentalità in ogni gara, su ogni palla, se si vuole diventare un giocatore importante e risolutivo nel tempo, cosa che al senegalese sembra essere proprio ciò che manca più di ogni altra cosa.
La domanda dopo questa riflessione giunge quindi spontanea a questo punto cruciale della carriera del senegalese: che Babacar sia e sarà semplicemente questo tipo di calciatore, quello che abbiamo visto fin qui?

Di
Gianmarco Romano