INVECE di una prova di maturità arriva una risposta immatura, la Fiorentina resta incompiuta e nel primo tempo è irritante per come si concede al Toro. Sconfitta grave dopo sei partite utili, anche Sousa esce ridimensionato per l’inclinazione tiepida della squadra dopo le invocazioni grintose della vigilia. E invece molta orizzontalità, rimbalzi nelle zone calde, alcuni giocatori trattenuti troppo in campo nonostante la seratuccia (Ilicic, Badelj), una variabilità continua dell’assetto con Borja alto e inutile, nella terra di nessuno. Certo non della Fiorentina. E poi solo sul 2-0 per il Toro entra Babacar, che interrompe la desolazione sulle palle aeree segnando all’84’ il gol che accorcia le distanze e aumenta i rimpianti.
Poca Fiorentina già nel primo tempo, squadra irrisolta e monotona senza ritmo né fantasia. Basta il minimo sindacale al Toro per costruire una partita onesta: chiudersi, aggredire e ripartire. L’elementarità di Mihajlovic contro il polpettone insipido con troppi ingredienti di Sousa. Il gol di Iago Falque fa infuriare l’allenatore viola per un rimpallo sul braccio che favorisce la fuga dello spagnolo _ Calvarese non tiene in considerazione i segnali dei collaboratori _ ma la Fiorentina era sprofondata da molti minuti nella mancanza di idee originali (e Sousa avrebbe dovuto rammaricarsi più per quel motivo).
E DAL GOL preso probabilmente in modo viziato la squadra non si rialza, viaggiando a scatti e costruendo due soli pericoli estemporanei (lancio di Bernardeschi per Kalinic, sinistro di Sanchez in area). E’ proprio l’idea di gruppo calcistico che non emerge, un gruppo che abbia un’identità e possibilmente un’idea di gioco per proporsi in modo organico. E invece Borja e Ilicic dispersi fra le linee, Badelj disperso in se stesso, tanta confusione, altrettanta morbidezza nei contrasti, solo Sanchez capace di interpretare il ruolo mettendoci l’aggressività che serve per giocare con il centrocampo a due. Un’altra certezza di Sousa che pochissimi vantaggi ha portato fin qui all’evoluzione della squadra, soprattutto se uno dei due interpreti _ ieri Badelj _ è in versione depotenziata, a tratti impresentabile. Poco da salvare, anche le scelte di un allenatore che solo sul 2-0 (raddoppio di Benassi, fuorigioco sbagliato dalla difesa viola e Tata battuto sul proprio palo) e con la squadra afflosciata decide di rinunciare a Badelj e Bernardeschi (disperso nelle fasi più calde) per innescare due punte spostando Borja in una posizione che possa consentirgli l’uso accettabile di neuroni. Un brutto spettacolo vederlo alto fra le linee, braccato e ingobbito, con le spalle alla porta, scalciato da dietro: quanta intelligenza calcistica sprecata.
Il 3-4-2-1 vago, mutabile e irrisoltissimo troverà forse un giorno la forza di trasformarsi in un 4-3-3 che abbia meno velleità di esplorazione nei terreni della contaminazione calcistica, ma forse più certezze e giocatori utilizzati nel proprio ruolo. Esterni alti, un centrocampo più completo e attrezzato per gli inserimenti a turno. Quello che manca ora, insieme a molte altre cose.
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Redazione LaViola.it