Con i 4 minuti messi in cascina ieri Khouma Babacar è arrivato a quota 100 presenze in maglia viola. Probabilmente avrebbe voluto festeggiarle in maniera diversa il numero 30 viola. Non certo con un ingresso inutile allo scadere senza vedere il pallone. Nel 2017 sono 8 le presenze del senegalese. Con tuttavia solamente 300 minuti messi a referto per una media di poco più di mezz’ora a partita. 2 i gol segnati, con Chievo e Udinese, che contribuiscono comunque a rendere la sua media realizzativa ottima. Migliore di quella di Kalinic, per fare un esempio. Ma in questo caso i numeri non contano. Da qui a fine stagione per Baba sarà una sorta di lenta agonia. Da qui fino a quando ci sarà Paulo Sousa. Con il portoghese il feeling non è mi sbocciato del tutto. Neanche quando il portoghese di lui ha parlato benissimo. Neanche dopo una prova impalpabile come quella di Roma quando Sousa parlò della sua prova come la migliore da quando lui è a Firenze.
L’addio di Kalinic in estate è molto probabile. Quello di Sousa sicuro. E si riproporrà il dilemma. Che fare con Babacar? Le sirene della Premier torneranno a suonare? Su di lui c’erano Crystal Palace ed altri club di media fascia inglese. In Italia, chi si era fatto avanti, aveva parlato solo di prestito. Ed alla fine è rimasto qui. Anche perché fino all’ultimo il futuro di Kalinic è stato in bilico. Molto dipenderà anche dal nuovo allenatore che arriverà sulla panchina viola. Quella che lo stesso Babacar vorrebbe lasciare, per provare a fare definitivamente il salto di qualità che ormai da diverso tempo tutti si attendono. Qui o altrove? 11 partite al termine di questa stagione potrebbero dare delle risposte. Il tempo per dimostrare qualcosa ancora c’è. O meglio ci sarebbe. Perché difficilmente Sousa stesso si affiderà a lui per partite intere. L’esperimento della doppia punta è ormai solo un lontano ricordo. E per Baba, finiti i tempi del turnover causa uscita dalle coppe, il ruolo di alternativa a Kalinic è ciò che rimane.
Di
Gianluca Bigiotti